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IL "QUOTIDIANO" DI CRISTINA VIGGÈ

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I cinque lustri della Taverna

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I cinque lustri della Taverna

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Venticinque anni. Venticinque pizze napoletane in carta. Almeno per un po’ di tempo. La Taverna di Milano celebra il primo quarto di secolo rendendo omaggio alle sue prelibatezze più iconiche. 

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Golosaria si fa digitale e tridimensionale

“Il cibo come nuova relazione”. Questo il mantra della prossima edizione di una manifestazione pronta a indossare una veste virtuale e interattiva, grazie a una piattaforma in 3D. L’appuntamento per la prima visione è dal 28 ottobre al 2 novembre, per poi restare in Rete fino al 20 dicembre

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Tags: PizzaPetraMolino QuagliaPizza NapoletanaLa Taverna

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I cinque lustri della Taverna

Venticinque anni. Venticinque pizze napoletane in carta. Almeno per un po’ di tempo. La Taverna di Milano celebra il primo quarto di secolo rendendo omaggio alle sue prelibatezze più iconiche. 

Testi Cristina Viggè

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“Pizzeria”, recita l’insegna gialla e rossa. E accanto appare “Friggitoria”, giusto per non dimenticare gli inizi di un'avventura che prende il via nel 1993. Sempre qui, in via Anzani 3, a Milano. Pochi metri quadrati al pianterreno, pizza napoletana d’asporto e con lei arancini, crocchè, frittatine e montanare. Così nacque La Taverna, come piccola bottega “street food” anni Novanta, per volere di Antonio Iannaco, padre dell’attuale patron Davide. 


Una storia di famiglia che prosegue da 25 anni. E celebra un quarto di secolo fatto di passione, pazienza e dedizione. Di partenze e di traguardi. Raggiunti passo dopo passo, grazie a una caparbietà mista a una buona dose di visionarietà. Il che significa crescere piano piano, con sapienza e fermezza. Puntando sulla qualità della materia prima e tenendo fede al crisma (e al carisma) napoletano della pizza: cornicione alto, ingredienti capaci di onorare il made in Italy, massima fragranza, impasto in equilibrio fra morbidezza e croccantezza e cottura in forno a legna. Anzi, in ben due forni a legna. Posizionati uno davanti all’altro. Al piano terra. Mentre sotto si svela la grande sala dalle volte in mattoni. Fra tovaglie a quadrettoni, icone partenopee sparse qua e là e l’onnipresente presepe. Dov’è possibile riconoscere una riproduzione in miniatura della pizzeria stessa. Che nel frattempo ha visto nascere due sorelle: L’Altra Taverna (di via Cadore) e La Taverna Gourmet (di via Maffei), l’espressione “da degustazione” di mister Iannico. Che - in un locale entrato ufficialmente a far parte dei Petra Selected Partners - dà voce all’estro creativo del resident chef Leonardo Giannico e alla sapienza del maestro pizzaiolo Vincenzo Masi. 



Vincenzo che si è fatto le ossa alla Taverna, con Raffaele Capaccio, Graziano Muscari e Pietro Giordano. Ancora presente, insieme al collega Ivan Cuscè. Perché la squadra è importante, così come l’immagine, curata dall’interior designer Silvia Barbato, moglie di Davide. Che per il venticinquesimo anniversario ha in programma di stupire ospiti e fedelissimi clienti con qualche gradita sorpresa. E con un menu che inanella ben 25 pizze. Sì, tutte insieme in carta (almeno per qualche mese). Per un tuffo nella memoria. E per un percorso che va dalla campagna al mare, eleggendo impasti realizzati con le farine Petra: Special e Petra 9, l’integrale “tuttograno” di Molino Quaglia. 



Fra i cult? La “Partenopea”, con fiordilatte, salsiccia e friarielli saltati con aglio e peperoncino.



E ancora, la “Totonna”: con mozzarella di bufala del caseificio Prati del Volturno, pomodorini datterini, basilico ed extravergine d’oliva. 



La “Basentana”, con pomodoro San Marzano, stracciatella di Barletta e ’nduja. La cui la piccantezza viene stemperata dalla delicatezza del latticino. 



La “Mediterranea”, con pomodorini gialli, provola affumicata, alici di Sciacca e origano.



E poi la “Irpina”, summa di crema di ricotta, broccoletti, provola affumicata e salsiccia napoletana. 



Non dimenticando la “Vegetariana”, omaggio all’orto che predilige crema di zucca e spinacino. Complici provola affumicata e granella di mandorle armelline. 



Mentre la “Gorgo” si divide fra nord e sud, pescando gorgonzola, noci, capocollo e pepe. 



E la “Mortazza”? Unisce Bologna e la Sicilia, fra mortadella, fiordilatte, scaglie di provolone e granella di pistacchi. 



Puglia ed Emilia sono invece linkati nella pizza “Crudo e Stracciatella”: un prosciutto di Parma (di 18 mesi) il primo e una delizia di Barletta la seconda. 



Prosciutto di Parma che torna, insieme al parmigiano reggiano e alla rucola, in un’altra pizza must quale la “Taverna”.



E se “Margherita” e “Marinara” non mancano certo all’appello, nella lista si fanno notare pure le “Sfiziose”, con il bordo ripieno di ricotta. Per un sapore senza confini. 



Una curiosità: nella serata dei festeggiamenti, la torta di compleanno, griffata Ernst Knam, aveva la forma di pizza. Naturalmente.  



2018-06-18T00:00:00+02:00

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