Il pesce (del centro ittico di Milano) come centro di gravità permanente. Intorno al quale ruotano memoria, sperimentazioni, tecniche e preparazioni diverse. E così un friabilissimo cestino di pasta fillo accoglie uno zabaione alla carbonara e uno scampo avvolto nel guanciale. “Per fare lo zabaione salato utilizzo uovo, strutto di maiale e parmigiano reggiano. E li metto nel sifone, così da ottenere una consistenza ariosa e spumosa”, spiega lo chef. Mentre gli spaghetti alla chitarra si lasciano conquistare da una salsa cacio e pepe, con code di gamberi e salicornia saltata in padella. Code di gamberi e salicornia protagonisti anche di un altro piatto, complici crema di stracciatella, alici del Cantabrico, speck e crumble dai profumi provenzali. Il tutto affumicato all’origano, sotto una campana di vetro. “Ho preso spunto da un ricordo: quello del pesce gratinato. Anzi, delle cozze gratinate. Solo che in questo caso la gratinatura sta sotto e non sopra il pesce”. Insomma, una panatura inversa. Al punto che il fish pare adagiarsi on the beach. Gamberi, crostacei molto amati da Stefano. Che li abbina con maestria anche a una panna cotta al mais, con corredo di crema lenta di stracciatella, olio al basilico, crumble al nero di seppia e bottarga e gel di melagrana, a dar la sferzata tannica. E la testa del gambero di Mazara del Vallo? Mica si butta, anzi, si valorizza in un tempura giapponese dall’effetto crispy, con zabaione caldo alla bisque d’astice. Preferibilmente blu. Anche lui cucinato con sapienza. “Chele e coda sono perfette per la pasta. Mentre con la testa preparo per l’appunto una bisque. Oppure faccio uno zabaione, con tuorlo e vino bianco”. Sempre della serie, nulla va sprecato, ma elevato.