Il senso di stare insieme

    Fabio Longhin e l’uovo (dell’Isola) di Pasqua

    Cioccolato, farina e arte. Tutti insieme appassionatamente e consapevolmente. Il capitano della Pasticceria Chiara di Olgiate Olona presenta un progetto sostenibile e inclusivo, fiero di mettere in connessione le persone. Con le loro unicità e diversità. Risultato? Un’opera buonissima. Che fa anche del bene

    Condividere, connettere, interagire. Mettendosi a nudo, facendo trasparire la realtà e svelando sempre la verità. La pensa così un pasticcere-pensatore come Fabio Longhin, dominus audace e coraggioso di quella Pasticceria Chiara che suo padre Gianni aprì nel 1974 - a Olgiate Olona, in provincia Varese - dedicandola alla sua amata moglie. Un visionario Fabio, per il suo modo aperto e propositivo di porsi di fronte alle cose che gli accadono intorno. Soprattutto quando si tratta di arte. Così, se due amici come gli street artist in 3D Riccardo Cavalleri e Gabriele Castellani - aka gli Urbansolid - creano qualcosa di nuovo e stimolante a lui non sfugge. Anzi, coglie l’opportunità e la sublima in golosità. Contaminando e incrociando differenti campi semantici.

    I Moai firmati Urbansolid, esposti anche per le vie di Milano

     

    Moai Paura

    È quel che è successo con Moai, installazione-provocazione (presentata anche all’ultima edizione del Fuorisalone) che Ricky e Gabri (come li chiama Fabio) hanno messo a punto ricreando le maestose sculture dell’Isola di Pasqua. Le uniche tracce rimaste della civiltà di Rapa Nui. Moai riprodotti a una grandezza di 3 metri e 5 centimetri, ma pure decontestualizzati (dal punto di vista ambientale e temporale), decentrati, urbanizzati, deturpati, sporcati, imbrattati. Come talvolta accade per muri e i monumenti delle città. Giganti lordati e depauperati, che acquisiscono un inedito significato, divenendo testimoni della mancanza di cultura di chi compie un inutile e insulso atto vandalico. Il tutto per far riflettere e per porre una domanda antichissima e attualissima: siamo destinati a fare la medesima fine di Rapa Nui? “Riflessione che io trasporto nel mio mondo. Perché, come ripeto sempre: l’essere umano è prima un filtro e poi uno specchio. Nasce così Moai Paura”, rivela Fabio. Un nuovissimo progetto per la Pasqua. Che trae ispirazione dall’Isola di Pasqua. 

    I ragazzi di Mai Paura al lavoro con gli alunni dell'Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi

     

    Un progetto corale e inclusivo

    Moai Paura? Certo, perché se gli iconici Moai sono al centro della scena, intorno ruota un’iniziativa partecipata e condivisa, in cui Fabio fa da link, da trait d’union, da ingranaggio di un meccanismo ben più complesso. “Si tratta di un progetto fondato sul valore profondo dell’integrazione e dell’inclusione. Perché inclusione significa stare noi tutti insieme, eliminando le differenze. Ma tutto questo lo devono scrivere i giovani, i ragazzi”, spiega il pasticcere. Ecco allora che l’iniziativa vede coinvolte due dinamiche realtà di Busto Arsizio: la onlus Mai Paura Odv, organizzazione di volontariato capeggiata da Emanuela Bossi, attiva nel promuovere il ben d’essere anche in caso di malattia, disagio e disabilità; e l’Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi, capitanato dalla preside Amanda Ferrario. “Che ci ha spalancato le porte”, ammette con orgoglio Longhin. “Gli incontri con i ragazzi li abbiamo fatti tutti in aula magna, disponendoci in un modo particolare. Su modello dell’ultima edizione di PizzaUp, il simposio organizzato a Milano da Petra, non abbiano pensato a palco e platea separati. Ma abbiamo creato un cerchio. In modo che nessuno fosse più in alto o più in basso. Ma fossimo tutti allo stesso livello. Perché tutti partecipiamo allo stesso modo a questo progetto”, continua l’artigiano. Una sorta di ballata intorno al fuoco della conoscenza, in cui l’emozione si genera e si diffonde, come un’onda, da persona a persona. Un modus operandi democratico, in cui ciascuno mette in gioco se stesso, con le proprie unicità, peculiarità e abilità. Mission: tradurre i Moai in un oggetto artistico, buono in tutti i sensi. Anche da mangiare. 

    Alcuni momenti della scansione in 3D

     

    Farina, arte e cioccolato

    Nasce così l’uovo-non uovo di Pasqua. Pardon, dell’Isola di Pasqua. Come? Riproporzionando e scansionando in 3D l’opera degli Urbansolid. Per poi realizzare una statua in cioccolato. “Certo, questa operazione poteva essere fatta digitalmente. Invece abbiamo preferito la scansione, per mantenere le imperfezioni. Perché in questo caso l’imperfezione è la differenza che migliora, non peggiora. Dunque, un Moai scansionato, riproporzionato e, utilizzando la tecnica di termoformatura in pasticceria, trasformato in un oggetto-soggetto di cioccolato”, commenta Fabio. Che, naturalmente, seleziona gli ingredienti con coerenza. Alla base dell’uovo-non uovo - “perché ogni opera d’arte deve avere un piedistallo”, tiene e precisare lui - sta infatti un sablé, messo a segno con la farina Petra Evolutiva: quella del raccolto che (ancora una volta) Fabio ha voluto adottare in Sicilia. “Petra Evolutiva è essa stessa un messaggio di inclusione e di integrazione. È magia, è l’incontro fra terra, sole e uomini. Fra i contadini di Simenza, presieduti da Giuseppe Li Rosi, e l’esperienza dei mugnai Quaglia”, racconta il pâtissier. Che ha pensato a una frolla: pressata, vegetale (senza alcuna proteina animale) e capace di abbracciare il cioccolato Komuntu, ideato per celebrare il centenario della maison Valrhona. Un blend di diverse varietà di cacao. Una cuvée, una reunion, un cioccolato corale e collettivo. Del resto, in esperanto, komunumo vuol dire comunità; mentre ubunto conduce al concetto africano dell’io sono perché noi siamo. Un cioccolato deciso e potente quello del sablé, pronto a sposare un altro cioccolato: quello del corpo del Moai, più delicato ma dal forte significato, quale il Tulakalum, originario del Belize e che in lingua maya evoca il senso di insieme. Della serie quando un uovo va oltre la forma dell’uovo e si fa ambasciatore di solidarietà.

    Il logo del progetto e i Moai di cioccolato

     

    Spray, pennelli e Polaroid

    Ma non finisce qua. Domenica 26 marzo (dalle ore 15) il progetto conoscerà il suo climax. Grazie a un evento organizzato al bustocco Museo del Tessile. “Lì porteremo cento Moai di cioccolato, alti 30 centimetri, nudi e crudi, e i ragazzi si trasformeranno in artisti-pasticceri. Con spray e pennelli, utilizzando burro di cacao e cioccolato colorato, dipingeranno, imbratteranno, sporcheranno le opere. Uniche e irripetibili. Che metteremo all’asta. E il ricavato verrà devoluto a Mai Paura. Per un progetto sostenibile in tutti i sensi. Tra l’altro, alcuni alunni dell’istituto Tosi si sono già resi disponibili per sostenere i ragazzi che parteciperanno al Mai Paura Camp estivo”, dichiara felicissimo Fabio. “Inoltre, prima dell’asta, organizzeremo un micro set fotografico. E, sempre nel segno dell’imperfezione analogica, agiremo con delle Polaroid. Chi si aggiudicherà l’opera, che potrà poi mangiare, riceverà anche la foto, che invece resterà come ricordo”. Una lodevole iniziativa, che prosegue in pasticceria. Dove Fabio e il suo team produrranno altre uova-moai. “E anche noi, nel nostro piccolo, andremo a sostenere Mai Paura. Dentro il ventre delle uova-moai metteremo infatti, ben sigillato, un Puzzino, un omino-profumatore d’ambiente, sempre fatto dai ragazzi dell’associazione”. Uova-non uova che Fabio propone in quattro varianti di cioccolato: Tulakalum, Amatika (grand cru vegan, nato nelle piantagioni del Madagascar), Inspiration lampone e Inspiration yuzu. “Moai di cioccolato che ovviamente andremo pure noi a imbrattare, sporcare, dipingere. Rinnovando il messaggio”.       

    T: Cristina Viggè

    22-03-2023

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