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Nel cuore di Crema, una grande serata benefica: organizzata da Arco Onlus per raccogliere fondi a favore della Breast Unit dell’ospedale di Cremona. Una cena a quattro mani: quelle di Fortunato Amatruda, al timone di Anima Romita, e quelle di Stefano Scolari, chef e patron della lodigiana Antica Osteria del Cerreto
“L’idea è nata in pieno lockdown. Io e Stefano volevamo assolutamente fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di concreto”, dichiara Fortunato Amatruda, capitano della cremasca Anima Romita. Scenario di una brillante serata charity, che lo ha visto all’opera insieme all’amico e collega Stefano Scolari, patron della lodigiana Antica Osteria del Cerreto. “Certo, perché fare del bene fa stare bene”, precisa chef Scolari. Una Cena a quattro mani, dunque. Pensata e organizzata alla perfezione in collaborazione con Arco Onlus, associazione attiva nella ricerca in campo oncologico. Da anni profondamente e propositivamente impegnata nella raccolta fondi a favore della Breast Unit dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Cremona. Un reparto all’avanguardia, parte integrante dell’Area Donna, al quarto piano dell’ospedale cittadino. Una Unit ai vertici dell’eccellenza, cui tanto ha contribuito la benefica associazione presieduta da Matteo Tedoldi. Con Marina Zanotti a far da dea ex machina, affiancata dal figlio Pietro Perolini.
Marina Zanotti, Pietro Perolini, Fortunato Amatruda, Stefano Scolari, i medici e tutti i protagonisti della serata benefica organizzata da Arco Onlus e andata in scena da Anima Romita, a Crema
Only the brave for the Breast Unit
“La nostra Breast Unit è un vero fiore all’occhiello. Vantiamo la certificazione internazionale Eusoma, l’European Society of Breast Cancer Specialists, il massimo organismo scientifico che si occupa di tumore al seno, a garanzia di un iter completo, dalla diagnosi alla cura, secondo specifici parametri. Basti pensare che in Italia vi sono 140 Breast Unit riconosciute, di cui 38 in Lombardia. E di queste solo nove raggiungono il massimo standard. E l’unità di Cremona è una di queste. La nostra forza? Lavorare in sinergia. Oncologi, chirurghi e radiologi. Perché non siamo oncologi, chirurghi e radiologi che operano separatamente. Siamo combattenti che lottano insieme, per un unico obiettivo. Noi non molliamo e non molleremo mai. La donna resta ferma. Siamo noi che ruotiamo intorno a lei”, spiega il dottor Sergio Aguggini: chirurgo, senologo e colonna portante dell’équipe cremonese. Insieme a molti altri medici, come il professor Daniele Generali (oncologo e direttore dell’unità operativa multidisciplinare di patologia mammaria e ricerca traslazionale dell’Asst di Cremona) e Matteo Passamonti (direttore dell’unità di radiologia di Oglio Po). Naturalmente presenti alla Cena a quattro mani, ospitata nella new secret room di Anima Romita. Una wunderkammer dalle floreali e rigogliose pareti jungle. Un salotto-teatro, dove il bello alza il sipario sul buono.
A Cremona, Arco Onlus è un'associazione per la ricerca oncologica - Foto courtesy Arco Onlus
Arco scocca le sue frecce
“Non abbiamo mai fatto nulla e non facciamo mai nulla per ottenere una medaglia. Ma perché fare del bene fa bene all’anima. E perché il bene vince sempre”, puntualizza madame Zanotti. In prima linea a sostegno della Breast Unit della realtà ospedaliera cremonese. Che ha visto una notevole implementazione anche grazie al supporto di Arco Onlus (e con lei soci, sostenitori, sponsor e donatori pubblici e privati). Sempre nel segno della ricerca, della prevenzione, della diagnosi e della cura delle patologie tumorali. Secondo un approccio corale, integrato, multidisciplinare. E sempre in maniera puntuale e sartoriale. Perché ogni essere umano è unico e biodiverso. Anche nei confronti della malattia e della terapia. Il tutto pensando e agendo in maniera sensibile e trasparente. Dal momento che la mission di Arco è quella di scoccare le sue frecce tenendo fede all’etica. Puntando dritto all’obiettivo. E comunicando e condividendo alla luce del sole traguardi e risultati raggiunti.
“L’antidoto alla solitudine dell’uomo è donare. Perché donare è ricevere”, dichiara il dottor Matteo Passamonti, citando Cesare Pavese.
Fortunato Amatruda (foto di Thorsten Stobbe), alle redini di Anima Romita, nel cuore di Crema
Le fragranti creazioni di Fortunato
A tavola: una novantina di ospiti. In cucina e al forno: Fortunato e Stefano. “Ognuno di noi si è concentrato su quello che sapeva e sa fare meglio. Io ho fatto il mio e Stefano ha cucinato il suo. Ma lo abbiamo fatto insieme”, dice Amatruda. Ribadendo un concetto fondamentale: lavorare all’unisono, in sintonia e in empatia, ma facendo leva sulla propria singolarità, sulla propria identità, sulla propria professionalità e sul proprio know how. Una filosofia che vale tanto in cucina quanto in medicina. “Per iniziare abbiamo voluto presentare la nostra focaccia. Soffice, ma dalla crosta croccante. Messa a punto utilizzando la farina Petra 3 e l’integrale Petra 9”, precisa Fortunato. Che ha abbinato alla focaccia il prosciutto cotto Nustràn e che ha pure preparato il pane con lievito madre e finocchietto selvatico (a evocare le sue radici tramontine). A corredare il tutto? La Giardiniera del Cerreto. Summa di peperoni gialli, rossi e verdi, zucchine, cavolfiori, sedano e carote; condita con aceto, zucchero e spezie; e realizzata nel massimo rispetto della ricetta di Margherita, mamma di Stefano. A seguire? La santa trinità delle creazioni di Fortunato: il Bocconcino fritto, impreziosito dal culatello di Zibello stagionato 18 mesi e griffato Antica Corte Pallavicina, complici il fico caramellato e il Bacio di Mamma Mucca, latticino fresco, dolce e spalmabile del Caseificio Carioni (di Trescore Cremasco); la pizza Nuvola con pancetta al miele, confettura di cipolle rosse e gorgonzola Panna Verde del Caseificio Angelo Croce di Casalpusterlengo; nonché la pizza Gourmet con pomodoro, mozzarella di bufala, melanzane e raspadüra Bella Lodi, casearia realtà di Casaletto Ceredano. Per una parmigiana in versione cremasco-lodigiana. E per una serie di assaggi capaci di narrare la verità artigianale della filiera.
A sinistra, il Risotto alla Vecchia Lodi di Stefano Scolari. A destra, il Salva Cremasco
Il Salva e il risotto di Stefano
Eterea ed evanescente la raspadüra. Termine dialettale che va a indicare quelle sottilissime sfoglie di caseus ottenute raschiando la superficie della forma con una particolare raspa. Un formaggio-taffettà, ottimo in purezza, sublime al top del signature dish di Stefano Scolari. Ormai un cult: il Risotto alla Vecchia Lodi, con zafferano, ragù di salsiccia e pancetta a cottura lenta e nevicata di raspadüra. Un piatto-icona della Cena a quattro mani. Ma pure una presenza costante delle degustazioni a tema del venerdì sera all’Antica Osteria del Cerreto (facente parte dell’Unione Ristoranti del Buon Ricordo). Un risotto all’onda, cremoso ed emozionale, cui ha fatto seguito una verticale di Salva Cremasco. Il cheese locale per antonomasia. Un formaggio molle, a pasta cruda, a crosta lavata, ottenuto esclusivamente da latte intero di vacca (frisona italiana e bruna alpina). Proposto in tre differenti stagionature (tre, sei e dodici mesi, affinato in vinacce di Amarone) e con corredo di tighe, i tipici peperoncini verdi lombardi sott’olio. A chiosa: il gelato della Cremeria Unika, sempre di Crema. Mentre nel calice finivano il Martinotti Extra Dry (assoluto di pinot nero) della maison Manuelina di Santa Maria della Versa, in Oltrepò Pavese; nonché il Franco Riccardi e il Domm by Nettare dei Santi, azienda di San Colombano al Lambro. Un rosso fermo il primo (merlot per l’80% e cabernet sauvignon per il 20%), dedicato a mister Riccardi, fondatore dell’azienda e campione olimpico nella spada nei millesimi 1928, 1932 e 1936. Un metodo classico il secondo (80% chardonnay e 20% pinot nero), col Duomo di Milano in etichetta. A rammentar vini figli delle colline del Milanese.
A sinistra, Stefano Scolari e Fortunato Amatruda. A destra, i protagonisti con l'assegno finale
Traguardi e prossimi obiettivi
Una soirée di successo. Con un lieto finale: un assegno di 16.800 euro, raccolti da Arco Onlus e totalmente devoluti alla Breast Unit cremonese. “La serata è andata sold out sin da subito. Poco dopo aver postato sui social l’iniziativa. Per questo stiamo già pensando di organizzarne una seconda. Probabilmente questa estate. Magari all’Antica Osteria del Cerreto”, svelano Fortunato e Stefano. Orgogliosi e soddisfatti di una cena andata in scena, non a caso, in una data palindroma: il 22-02-2022. Con tanto di beneaugurante brindisi alle ore 22.22. “E il prossimo 27 novembre tornerà il nostro Gran Galà di Natale”, annuncia felice Pietro Perolini. “Un grande evento, che in sei edizioni ha raccolto oltre 350mila euro”, aggiunge Marina Zanotti. Madrina, ambasciatrice e portavoce della buona volontà umana. Quella che con tenacia, audacia, autorevolezza, caparbietà e generosità sa sorridere e tendere la mano al prossimo.