• FuoriDiMe
  • About
  • Home
  • LIBRERIA
  • BLOG mobi
  • BLOG
  • MONOGRAFIE
Site TitleSite Slogan

social.

FUORI IL PROSSIMO
Iscriviti alla Newsletter e ricevi per primo le novità.

Cristina Viggè

2020-03-30T00:00:00+02:00

#dilloconpetra   Partecipa al sondaggio con 1 click 

 

Se non ci fossero? Bisognerebbe inventarli. Perché ora più che mai i social stanno dimostrando la loro esponenziale capacità di comunicazione, connessione, interazione, aggregazione. In questo tempo sospeso fra l’hic et nunc e il chissà come sarà, stretti fra quattro pareti e nutriti da quei rituali quotidiani che il sociologo britannico Anthony Giddens raccoglie sotto la definizione di “sicurezza ontologica”, Facebook e Instagram divengono finestre spalancate su un mondo che, nonostante tutto, continua a girare. Social. Come sociale. Come opportunità per raccontare quel che si fa. Per sé e soprattutto per gli altri. Per i medici, gli infermieri, i volontari. O semplicemente per tutti coloro che correttamente seguono il diktat #iorestoacasa nell’era del coronavirus. Grazie a post, stories e video-ricette. Vedi quelle siglate dall’hashtag #italiakeepsoncooking. Campagna virale, partita da Milano e ormai allargata a tutta la Penisola, che coinvolge innumerevoli chef. Con tanto di grembiule acquistato e indossato. Per devolvere il ricavato all’ospedale Luigi Sacco di Milano. E noi? Abbiamo messo a punto il nostro palinsesto. Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, alle 11.30, andiamo “in onda” con dirette Instagram a duplice voce. Dialogando con i nostri Petra Selected Partners. Per comprendere il loro oggi e quel che sperano sia il domani. E per scoprire qualche delizia preparata ad hoc e replicabile at home. Per seguirci, basta collegarsi a @farinapetra. Per condividere, basta seguire l’hashtag #dilloconpetra. Buona connessione e... buona visione.

 

SFOGLIA DA SINISTRA A DESTRA

Cristina Viggè
2020-03-17T07:57:48+01:00

Riprese a cura di Marco Gallocchio nello spazio Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini

Fabio Reggianini: "I social? Una porta aperta sulla mia passione"

I social network sono indispensabili per comunicare. Lo sa benissimo anche un pasticcere come Fabio Reggianini. Che se mette le mani nell’impasto, certo non dimentica il touch digitale. Anzi, conferma in prima persona che Facebook e Instagram sono ideali per veicolare messaggi, dialogare con i colaboratori, acquisire nuovi clienti e tessere relazioni con l’intera filiera. Quella che va dai produttori ai clienti. Che, conferma lui, crescono anche grazie alla visibilità che internet può dare. E che può entrare nelle case proprio come la televisione. Poi, quale modo migliore per far vivere ai consumatori il dietro le quinte di una pasticceria di famiglia?

La Pasticceria Amore Fantasia di Fabio Reggianini riaprirà a Serramazzoni (Modena). Intanto ci propone la ricetta della sua Colomba, da replicare a casa.


❓Tutto sta cambiando. Anche i social❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-03-27T11:30:04+01:00

Leggi l'articolo su repubblica.it

Instagram potrà sostituire la tivù? 

Appuntamento sul divano. Ma pure in cucina, in tinello, in salotto. L’importante è avere uno smartphone, una buona connessione e il gioco è fatto. O meglio, il live su Instagram è assicurato. Nell’era del virus fioriscono nuovi format e si rinsaldano quelli che consentono alle persone di incontrarsi virtualmente, rispettando il sempre valido #iorestoacasa. Così si moltiplicano le dirette sul social network più visual in assoluto. Coinvolgendo vip e non vip. Star e very normal people. Tutti possono parlare (e cantare) al microfono (del cellulare), contando su un pubblico più o meno grande, ma straordinariamente molto più vicino di quello del piccolo schermo. Perché? Perché chi guarda e ascolta può partecipare alla diretta e far sentire la propria voce. Anche con un saluto o con un semplice messaggio. Se ne parla anche su Republica online.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-04-04T17:48:32+02:00

Riprese a cura di Marco Gallocchio nello spazio Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini

Lucca Cantarin: se il social fa il business

Veloci. Velocissimi. “Noi, con le nostre sole risorse umane non riusciremmo mai ad avere l’immediatezza che hanno i social”. A parlare è un maestro come Lucca Cantarin, il timoniere (come ama definirsi) della Pasticceria Marisa di Arsego di San Giorgio delle Pertiche, nel Padovano. Un artigiano lungimirante e visionario. Consapevole che i nuovi mezzi di comunicazione possano essere un buon volano commerciale. Un ottimo veicolo per incrementare il business. Naturalmente se utilizzati con attenzione. Ponderando sia parole che immagini. “I social possono creare, ma anche distruggere”, precisa Cantarin. “Lo dico sempre. Bisognerebbe fare due passi indietro e uno in avanti. Messaggi e foto vanno studiati e pensati per bene”. Perché i social hanno le loro regole. E bisogna conoscerle. Per meglio centrare l’obiettivo.

La Pasticceria Marisa di Lucca Cantarin riaprirà ad Arsego di San Giorgio delle Pertiche (Padova). Intanto ci propone la ricetta della sua Torta di mele e noci al caramello.


❓Quanto saranno importanti i social per ripartire?❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-04-04T17:54:49+02:00

I nuovi PetraCode, presenti sui sacchi di farina - Foto di Paolo Terlizzi

Leggi l'articolo su repubblica.it

I social amplificano la Rete? 

La spesa? Da reale si è fatta sempre più virtuale. Dall’offline è passata online. E anche l’e-commerce si è imposto con forza impetuosa. Le vetrine si scorrono con un mouse e si osservano in un clic. Chi non aveva l’e-shop, ha pensato bene di crearlo. Chi già l’aveva, ora ne trae i massimi benefici. “Noi per fortuna lo abbiamo messo a punto da molto. In tempi non sospetti. E in questo momento ci sta dando grandi soddisfazioni”, spiega il pasticcere Lucca Cantarin. Una bottega online talmente di successo che il pasticcere ha dovuto stoppare le prenotazioni delle colombe pasquali. Annunciandolo su Facebook. Come su Facebook aveva comunicato il via delle prenotazioni. Perché qui sta il punto: l’online si nutre dei social. Capaci di amplificare, allargare, ingrandire e incentivare la Rete. E pure il lavoro di chef, pizzaioli e pasticceri. Basti pensare al lancio dei nuovi delivery, attivati da artigiani e ristoratori nei diversi territori. Senza Facebook e Instagram come avrebbero potuto veicolarli con la stessa vis e velocità? E poi c’è YouTube, che sostiene l’agire dei professionisti. Pronti a dare video-ricette, consigli e suggerimenti. Motivando e rafforzando il proprio lavoro. Senza dimenticare WhatsApp, canale privilegiato di incontro, confronto, dialogo e sostegno. Anche psicologico. Inoltre, non solo i social network alimentano la Rete, ma attivano pure nuove reti. Come quelle della solidarietà.
Insomma, basta uno smartphone per aumentare la produttività e fare business. Ma anche aiutare il prossimo. Basta un telefonino persino per imparare. Come accade grazie ai nuovi sacchi parlanti di Petra. Che da contenitori divengono contenuti. Merito di uno specifico QRcode: da inquadrare per accedere a un mondo di conoscenze e inedite esperienze.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-04-22T17:33:51+02:00

Petra Antolini a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Petra Antolini: risintonizzare il team

“Sono una predestinata”, dice Petra Antolini, sorridendo e mostrando un sacco di farina Petra. “Ma sono legata al sacco anche per un altro motivo. I miei genitori avevano degli allevamenti e io giocavo con i sacchi che contenevano il cibo per gli animali. Li coloravo, mi ci sedevo sopra. Mi addormentavo addirittura”, continua madame Antolini. Alle redini, col compagno Lorenzo Giacopuzzi (il suo pilastro, come lo definisce lei), dell’insegna Settimo Cielo, nella veronese Pescantina. “Ho scelto questo nome perché è la massima espressione della gioia: di avere e di gestire un locale”. Un sogno realizzato. Dopo aver appreso i rudimenti dell’arte bianca dalla nonna. Dopo aver frequentato l’alberghiero. Dopo aver lavorato in alcuni ristoranti di Verona. E dopo essersi fatta mille domande sulla farina e sugli impasti.


Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


“Ora? Dobbiamo riorganizzare, riadattare e reinventare il nostro locale. Io ho delle responsabilità. Non sono tanto le distanze e la disposizione dei tavoli a preoccuparmi. Perché di spazio ne ho tanto. Ma sento di dover creare qualcosa di nuovo per me e per il mio staff”, spiega Petra. Fiera e orgogliosa della sua brigata. “Prima ero talmente trascinata in un turbine di cose da fare che spesso i ragazzi del mio team sentivano la mia mancanza. Avevo trascurato una cosa fondamentale: la sintonia. Invece adesso ho affidato a loro nuovi incarichi, molto precisi. E loro si sentono ricaricati e valorizzati. Sono felice di aver risintonizzato il mio personale. E di aver ritrovato un grande feeling”. Come? Presto detto. Grazie a due progetti paralleli. Una app a sostegno del neonato #deliveryfuoridallamischia (con corredo di video messaggio su Facebook). “Delivery che sembra facile e invece non lo è per nulla”, commenta la pizza chef. E un e-commerce tutto dedicato al gluten-free (l’insegna è certificata Aic, Associazione Italiana Celiachia). “Prima i nostri biscotti erano in vendita alla cassa. Ora avranno la loro bottega online dedicata”. Certo. “Ma per far tutto questo occorrono una persona che sappia far le foto; un’altra che segua i social; e un barman che sappia preparare anche cocktail un po’ speciali. Perché stiamo pensando a un mini kit di ingredienti sottovuoto”, racconta Petra. Che sul suo sito ha persino una sezione battezzata Social Room. E che fa parte di un gruppo super social e solidale: Donne di Pizza Donne di Cuore.


Il Settimo Cielo di Petra Antolini riaprirà a Pescantina (Verona). Intanto Petra ci propone la ricetta delle sue crostatine di frolla senza glutine con cioccolato in crema.


❓I social possono concorrere alla cultura❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-04-22T17:58:24+02:00

Guarda la nuova pagina dei beniculturali.it

I social: un'aula dinamica e interattiva? 

Una nuova opportunità. Anzi, una finestra spalancata sul sapere, in continuo aggiornamento. Il portale ufficiale del MiBACT, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, lancia un canale YouTube, nonché una pagina web con tanto di hashtag #laculturanonsiferma: una sezione pronta a raccogliere le molteplici e poliedriche iniziative virtuali proposte da musei, biblioteche, siti archeologici, teatri, cinema. Il messaggio? È chiaro. Ora più che mai la cultura passa attraverso la Rete e i social network. Lo avevamo messo in dubbio? Forse. E invece ecco che la pandemia restituisce il potere della comunicazione ai social. A patto che siano messaggeri di contenuto e ambasciatori di socializzazione. Grazie a loro ci siamo potuti sentire #distantimauniti, non dimentichiamolo. E sempre grazie a loro abbiamo imparato un po’ di più. Persino in cucina. Instagram e Facebook si sono trasformati in aule virtuali, democratiche e interattive, più reali del reale. Per capire? Basta contare le persone sintonizzate, ogni pomeriggio, sulle dirette Instagram di @farinapetra (i video sono raccolti fra gli scaffali della Fariniera). Lo chef, il pasticcere, il panificatore, l’artigiano hanno finalmente compreso le potenzialità dei social. E da parte sua il pubblico si è seduto volentieri ai banchi digitali. Mettendo le mani in pasta, mettendosi in ascolto e mettendosi pure in discussione (quante domande durante i live!). Un impegno che ha dato i suoi frutti. Gli “spettatori” hanno avuto la possibilità di conoscere meglio gli ingredienti e hanno compreso il grande lavoro che sta dietro un piatto, una pizza, un dolce. Ecco, i social hanno concorso a meglio educare il consumatore. Che domani entrerà in un ristorante, in una pizzeria, in una pasticceria o in un panificio più preparato. I social hanno poi avvicinato chef e commensale, professionista e semplice appassionato. Entrambi hanno potuto correre la stessa “maratona”. A ritmi differenti, ovvio. Perché diversi sono i livelli di partenza. Ma condividendo la stessa esperienza.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-05-01T16:20:44+02:00

Gionata Gonzato a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Gionata Gonzato: comunicando con ironia

Lui buca lo schermo. Dello smartphone. “Due anni fa feci un video per spiegare il perché e il percome dello spillare la birra in una certa maniera. E lo misi sulla nostra pagina Facebook. Bene, dopo appena tre ore quel video contava già 650mila visite. E dopo due giorni aveva superato i due milioni. Oggi vanta cinque milioni e quattrocentomila visualizzazioni. Ha fatto il giro del mondo pure su WhatsApp. E ci ha pure portato clienti da mezzo mondo”, racconta Gionata Gonzato. Per tutti El Tigre. Come l’insegna che da 28 anni guida insieme alla sua famiglia. A Carignano, vicino a Torino. “La pizzeria si chiamava già così quando la rilevammo noi. Il titolare era appassionato di Sandokan”. Insomma, una Tigre della Malesia in terra sabauda. Un personaggio - uscito dalla penna di Emilio Salgari - presto divenuto pure il soprannome di Gionata. Professionista carismatico, schietto e simpatico. Uno capace. Di impastare e di ironizzare. Di indossare la divisa ma pure la cravatta. “Amo vestirmi in una certa maniera. E allora mi sono detto: perché non mettere la cravatta tutti i giorni, quasi fossi un impiegato? Così sfoggio una cravatta dal nodo corto. Che mi piace definire sugo repellente”.


Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


Questione di personalità. E Gionata ha imparato a veicolarla nella maniera corretta. Utilizzando con intelligenza e sensibilità anche i social. Dove traspare tutta la sua umanità. Perfetto mix di audacia, rigore, istinto ed estro. Che significa anche dare il giusto peso e il giusto nome alle cose. Ecco allora che il suo impasto non è uno qualsiasi, bensì il Pentaimpasto, summa di ben cinque tipologie di farine: Petra 3, Petra 5, Petra 9, semola di grano duro e farro. Sublimato addirittura nel PanBurrata, formato di pizza nato quasi per caso e diventato un marchio registrato. Della serie, l’importante è giocare, sperimentare e ragionare. Tant’è che Gionata si è presto sintonizzato sulle consegne a domicilio. Grazie a un Pentaimpasto pensato su misura. “Certo, lo faccio molto più idratato. Fra acqua e olio extravergine arrivo all’80%. Gli faccio fare una prima cottura, ma non completa. Infatti va finito di cuocere nel forno di casa. Per cinque-sei minuti, a 220°C. Stendo anche un filo di pomodoro. Perché il pomodoro è il sangue della pizza. Infine, posiziono tutti gli altri ingredienti. È il nostro modo per dire che sulla qualità non si transige. E non si può mentire”, spiega Gonzato. Che ha pensato persino al kit per apparecchiare. Metal box incluso. Da usare sia come teglia sia come piatto. Versatile e riciclabile.


La pizzeria El Tigre di Gionata Gonzato riaprirà a Carignano (Torino). Intanto Gionata ci propone la ricetta della sua pizza Sofia (dedicata alla sorella dell'imperatrice Sissi, nonché ultima regina consorte del Regno delle Due Sicilie) con mozzarella di bufala, pomodorini del piennolo, scarola e olive di Gaeta.


❓Esiste il lato umano dei social❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-05-01T16:42:15+02:00

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Leggi l'articolo su wired.it

Social: una new humanity?

Chi ne era già seguace convinto ha visto confermata la loro potenzialità. Chi non credeva in loro? Ha dovuto ricredersi. I social, oggi come non mai, sono entrati a capofitto nella vita di ognuno. Sostenendo nuove forme di business e di cultura, di lavoro e di intrattenimento. Favorendo la circolazione di idee e progetti, stimolando la vicinanza e la condivisione, e invitando al dialogo e al confronto. Con rigore o esuberanza, giocosità o professionalità, leggerezza e profondità. I social hanno dimostrato il loro lato più umano. Il loro essere crasi perfetta di tecnologia e cuore, avanguardia e sensibilità, virtualità e realtà. Sono divenuti compagni e complici. Imprescindibili strumenti di connettività in periodo di clausura forzata. E forse sono anche riusciti a svelare certe pieghe del carattere e della personalità di ciascuno. Doti dialettiche, ironiche o istrioniche spesso rimaste celate da un velo di timidezza o timore. Perché? Forse perché le telecamere di smartphone e pc sono più confidenziali. Forse perché si parla in pubblico, ma il pubblico non si vede (o quasi). Forse perché il contesto è diverso. E la comfort zone dell'habitat familiare mette tutti a proprio agio. Forse perché, alla fine, se ci si deve esporre e mettere a nudo, è sempre meglio farlo dicendo tutta la verità.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-05-12T13:07:05+02:00

Massimo Alverà a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Massimo Alverà: la genuinità di un brazorà

Crea delizie contemporanee. Ma non dimentica il brazorà. “Questo è il dolce lievitato più importante della nostra conca. Si tratta di un semplicissimo impasto, ma la sua peculiarità sociale è ancora molto sentita”, racconta Massimo Alverà, titolare della pasticceria che, a Cortina, porta orgogliosamente il suo cognome. Brazorà, come abbraccio. Come un caloroso rituale ancora molto in voga nell'Ampezzano. Nei mesi che precedono le nozze, infatti, i futuri sposi si spostano di casa in casa, portando agli invitati questo dolce - in tal caso a forma di treccia-corona - e posizionando al centro i confetti. Una bomboniera conviviale. Quasi un simbolo social, inteso come condivisione di un’esperienza sincera. Al punto da essere entrato a far parte della cultura popolare, preparato anche in occasioni di feste e reunion familiari. Un dolce della memoria, assolutamente attuale. “Siamo alla continua ricerca di rapporti essenziali, veri e profondi. Le nostre origini ci insegnano a scartare il superfluo, a conservare genuinità ed essenza, e quelle tradizioni che ancor oggi ci rendono forti e motivati per affrontare momenti difficili e delicati come quelli che stiamo vivendo”.

Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


Un rapporto forte e profondo quello che Massimo ha con il suo territorio. Di cui va orgoglioso. “Hanno eletto Cortina a protagonista di una serie di eventi e noi abbiamo l’onore e l’onere di farla conoscere”, spiega il pasticcere. Pensando già ai Campionati Mondiali di Sci Alpino 2021. Per i quali la cittadina si sta già attrezzando, progettando la nuova cabinovia Son dei Prade - Bai de Dones, pronta a collegare il comprensorio delle Tofane con l’Alta Badia e le aree del Dolomiti Superski. Intanto? Massimo le Tofane le fa osservare dalla bella terrazza della sua pasticceria. Che presto conoscerà il suo spin-off: un elegante chiosco, smart e super social, attivo sia in estate che in inverno. Studiato per un krapfen, una cioccolata calda o una merenda pret-à-porter. Magari après-ski. “Lo sta realizzando un amico artigiano di Cortina. Abbiamo scelto il larice perché è un legno resistente, che ben si adatta alle intemperie. È molto utilizzato nella costruzione dei fienili. Il progetto era in cantiere per i mondiali, ma vista la situazione, abbiamo deciso di anticipare il tutto”, prosegue lui. Che ha già pensato anche al nome (uscito dal cappello durante una passeggiata con la figlia Francesca): Fiocco. Inteso quale trasformazione fisica di un elemento naturale. Della serie, come l’acqua sublima in cristalli di ghiaccio (col freddo), così il latte si eleva a burro (con un attrezzo chiamato in dialetto ra pegna). Fiocco come emulsione naturale. Come icona di cremosità. Espressa in un soffice lievitato… oppure in un gelato. L’altra novità firmata mister Alverà.

La Pasticceria Alverà di Massimo Alverà riaprirà a Cortina d'Ampezzo (Belluno). Intanto Massimo ci propone la ricetta del suo brazorà, dolce lievitato dal profondo significato conviviale.


❓Ritorneranno gli abbracci❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-05-12T13:25:29+02:00

Il Bacio di Gustav Klimt - Foto di Jaesung An da Pixabay

Leggi l'articolo su adnkronos.com

Ritroveremo il sapore dell’offline?

Anno 2009. Pedro Almodóvar si presenta nelle sale cinematografiche con il film Gli abbracci spezzati. Storia dell’interruzione di un amore per colpa del destino (e di un incidente). Racconto di distanze e di incolmabili lontananze. Riflessione sulla potenzialità del reale, dell’immagine, del ricordo personale e della memoria virtuale. Abbracci spezzati. Come i nostri. Come quelli che la pandemia ha dovuto giocoforza demandare alla forza emozionale dei social. Un’opportunità? Indubbiamente. Un limite? Forse. Si dice che l’essere umano si adatti ai cambiamenti. Vero. E proprio grazie a Facebook e Instagram ci siamo sentiti più vicini. Ma nulla può sostituire la forza virtuosa di una stretta di mano e di un abbraccio. Di un paesaggio vissuto profondamente e di un assaggio fatto concretamente. Nel reale ci sono romanticismo, trasporto ed emozione. Entrano in gioco gli altri sensi, oltre a vista e udito. A creare l’esperienza intervengono olfatto, tatto e gusto. Che non possono essere ricreati sui social. Perché in fondo l’off(line) ha un innegabile quid in più dell’on(line).

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-06-01T14:13:55+02:00

Francesco Ceccon a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Francesco Ceccon: “I social ci hanno salvato”

“Noi non abbiamo mai smesso di lavorare. Neppure un giorno. Nel periodo di Pasqua sono stato nove ore al telefono. A prendere ininterrottamente le ordinazioni. Il 19 marzo ero strapieno di lavoro. E per la Festa della Mamma avevo settanta torte prenotate. Davvero una grande soddisfazione. Sì, lo posso ammettere: i social ci hanno salvato”, confessa felice Francesco Ceccon. Che con papà Paolo, mamma Maria Grazia e la sorella Martina tiene le redini della dolce insegna che porta il loro cognome. Da ben cinquant’anni. In quel di Mestre, nell’entroterra veneziano. Sempre evolvendosi e stando al passo coi tempi. “Adesso abbiamo anche inaugurato un e-shop. È pratico e funzionale. E le consegne le facciamo noi. Personalmente”, precisa Francesco, dando voce a un riuscito connubio di tradizione e digitalizzazione. Una vetrina online che accende i riflettori sulla colazione e sui grandi lievitati, sulle torte fresche e su quelle da forno. Per un trionfo di krapfen e kipfel, brioche e bussolà, zaeti e focacce venete, “Nuvole” e “Fiori di albicocca”. Con la possibilità di iscriversi alla newsletter e tenersi aggiornati. 


Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


Sì, Francesco posta su Facebook e Instagram, gira video-tutorial per YouTube e continua a sfornare. I maritozzi con crema chantilly e pure i panettoni. Versione estiva, naturalmente. Come quello con limone di Sicilia e zucchero muscovado, dal tono brunito e dal sapore intenso; nonché quello con marasche e cioccolato. Non trascurando il “Dolce Maria”, compendio di uvetta, marzapane e confettura d’albicocca. Intanto? Tutta la famiglia e tutto il personale indossa la mascherina. Rigorosamente griffata. Per uno stile perfetto e per una comunicazione chiara, diretta, trasparente e divertente. “Ce le ha fatte avere mio cognato. Nell’azienda tessile in cui lavora hanno convertito una parte della produzione nella realizzazione di mascherine. Sono comodissime. Perché si possono regolare anche sulle orecchie”, spiega Ceccon. A cui sorridono sempre gli occhi.  

La Pasticceria Ceccon di Francesco Ceccon ha riaperto a Mestre (Venezia). E ci propone la ricetta dei suoi bussolà veneziani.


❓In quali altri settori i social potrebbero essere utili❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-06-01T14:56:40+02:00

Il Pane - Foto di Thorsten Stobbe

Leggi l'articolo su ilgolosario.it

La solidarietà può viaggiare in Rete?

Social. Per comunicare. Per far circolare le idee. Per condividere pensieri e progetti. Per lanciare una petizione. Come quella targata dall'Università della Farina di Vighizzolo d’Este. Che, in vista del prossimo congresso sul pane (che si svolgerà online) sottoscrive un’esortazione, rivolgendosi a contadini, agricoltori e panettieri. Mission: chiedere grani e pani capaci di migliorare ambiente e salute. Come? Firmando un Manifesto del Pane Artigianale che si sviluppa in dieci punti e in dieci parole. Un vero vademecum che fa focus su filiera, clima, biodiversità, sostenibilità, rispetto, integrale, vitalità, naturalità, durata ed essenzialità. Per ricominciare. Nel segno di un sapiente agire delle filiere agroalimentari. 


I messaggi sulle confezioni per il delivery di casaumberto.it


Social. Anche per sostenere e supportare una buona causa. In piena emergenza, Chicco Cerea del ristorante Da Vittorio scendeva in prima linea e lanciava un appello su Facebook. Mettendosi a disposizione - con tutta la squadra - per cucinare per l’ospedale da campo di Bergamo, ma chiedendo aiuto per l’approvvigionamento delle materie prime. Il risultato? Si è visto su Italia 1, durante un reportage de Le Iene: più di mille aziende hanno contribuito con le loro donazioni. E così Chicco, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini e Italtrans (per la logistica) non solo ha cucinato ma pure spedito migliaia di pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà. Tutti con impresso il motto: “Più uniti, più forti”. Sì, i social hanno contribuito a veicolare il senso solidale in modo veloce, chiaro, diretto e trasparente. Non solo. I social hanno reso tangibile i grandi gesti di beneficenza dell’Italia. Li hanno mostrati, palesati e reiterati, coinvolgendo tutti in un abbraccio charity, fatto anche di raccolte fondi per le terapie intensive. Della serie, le cose si facevano, ma si vedevano pure. Testimoniate dai social network. Umberto De Martino, patron della Florian Maison di San Paolo d’Argon, ha preparato più di 18mila pasti in due mesi per la Croce Rossa di Bergamo Hinterland. Documentando, tutti i santi giorni, con immagini e video, il benefico e appassionato operato.


La campagna firmata dall'Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma

Incisiva comunicazione online e social oriented anche per la campagna solidale In Cucina per la Ricerca - che prosegue fino al 15 giugno - promossa dall’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, forma tumorale che colpisce soprattutto i bambini. L’adagio? “Cerco un uovo amico!”. Della serie, uova di cioccolato da acquistare cliccando su noicimettiamo.org, per poi guardare le video-ricette realizzate da chef, pasticceri, bartender e food blogger. Caricate sul sito ufficiale, su Facebook e su Instagram, nel channel IGTV. Per una Pasqua che continua, nel segno della rinascita.


La campagna social by illycaffè

E sempre nel nome della ripartenza, illy offre il caffè: nell'iconico dì del 3 giugno. Comunicando l’iniziativa grazie agli hashtag #LIVEHAPPilly, #ripartiAMOuniti e #offriAMOnoi. “Un valore fondamentale accomuna illycaffè ai suoi migliori bar e baristi: desideriamo offrire a tutti il meglio di noi. Per la nostra azienda questo significa aspirare al migliore caffè che esista. E possiamo riuscirci solo grazie all’impegno e alla competenza professionale di chi trasforma ogni giorno il nostro prodotto in una tazzina. Per esprimere la nostra profonda gratitudine, abbiamo deciso di collaborare con i nostri migliori bar proponendo insieme un atto concreto e simbolico di grande importanza: offrire nella giornata di mercoledì 3 giugno il caffè della riapertura. Un sorriso di bentornato, un’iniezione di fiducia, un piccolo gesto d’amore per l’Italia e per le persone che ci onorano della loro scelta, per regalare e regalarci un momento di felicità”, spiega Massimiliano Pogliani, ad dell’azienda triestina.


Partecipa al sondaggio.


Cristina Viggè
2020-06-22T17:17:54+02:00

Marco Pedron - Foto di Brambilla-Serrani per Identità Golose

Marco Pedron: lo stile della squadra

“Il nostro segreto è stato crederci. Non mollare e andare avanti. Sempre uniti. Sempre con il sorriso. Facendo di tutto. A dire il vero ho persino rimpiazzato tovaglioli e pulito per terra. Poi un giorno Carlo mi disse: Marco staccati dalla pasticceria e vai giù. Ritagliati il tempo per andare dai clienti. E la gente ha capito. Che ci siamo sempre stati. È vero, la pasticceria è un surplus, ma almeno abbiamo regalato qualche coccola in più”, racconta Marco Pedron: milanese, millesimo 1981, scrupolosissimo e meticolosissimo head pastry chef di stanza nel quartier generale di Carlo Cracco. In Galleria Vittorio Emanuele II. “In questo periodo ci siamo sentiti una grande squadra. In laboratorio siamo solo in cinque, ma abbiamo compreso una cosa: come sia possibile, seppur in pochi, fare il doppio del lavoro. E pure meglio. Anche i camerieri si sono sentiti orgogliosi e partecipi. Ora, ogni mattina, le brioche sono perfette. Non solo. Sono posizionate dritte, in fila, in linea. Sono diventate sacre. La perseveranza ci ha ripagato”.

La monoporzione Look, proposta al Café Cracco

È sereno, felice e soddisfatto Marco. Che certo non si ritiene un solista. Anzi. I successi lui li condivide con i suoi ragazzi. In un lab dinamico, energico e volitivo. Un incubatore di idee. “Abbiamo messo a punto due nuovissime monoporzioni prêt-à-porter. La prima si chiama Look. Ed è particolarmente cool e alla moda. È color pink. Dedicata a Rosa Fanti, la consorte di Carlo”, racconta don Pedron. Descrivendo un dessert lucido e fashion. Una mousse allo yogurt che cela una sfera a base di polpa e pezzetti di fragola e lemongrass. Il tutto completato da un savoiardo - realizzato con farina di riso - e da una base di riso soffiato e cioccolato Opalys di Valrhona. Il tutto avvolto da una glassa a specchio, messa punto con Inspiration fraise. “Che mi serve anche per sigillare la sfera interna. Così quando il cucchiaino affonda, si ottiene il piacevole effetto di una salsa che cola. Cédric Grolet e la sua frutta hanno influenzato la pasticceria. Un po’ come Jimi Hendrix e il distorsore. Non possiamo far finta di nulla”, commenta Marco. Ricordando un titano del rock e un giovane pasticcere francese haute couture, che conta un milione e seicentomila follower su Instagram.

La monoporzione Malindi, presentata al Café Cracco

E poi? C’è la mono Malindi. Una mousse al cioccolato fondente caramellato, che nasconde una boulle al mango e lime. Sotto? Una cialda di pralinato al cocco e mandorla. “Questo dessert è più esotico. Per lui ho scelto il tono arancione e l’effetto velluto. Più opaco. Creando una sorta di chiaroscuro. Con corredo di decorazione marrone che rammenta la poltrona Frau”. Della serie, quando la golosità incontra un innegabile stile.

I Baci di Cracco

La Sbrisolona

I biscotti

Il Pan Mugnaga

Intanto? I Baci di Cracco vanno a mille all’ora. Anche sul gettonatissimo e-shop. Inaugurato visionariamente poco prima del lockdown. Baci che si ispirano ai piemontesi baci di dama, ma che rivendicano il loro mood milanese. Baci che somigliano ai macaron, ma che macaron assolutamente non sono. Esprimendo la loro intrinseca italianità. E sposando le vibrazioni della frolla (farina di mandorle e farina Petra 5 addicted). Proposti in sei gusti: al lampone, allo yuzu, al passion fruit, alla fragola, al gianduia e alla mandorla. E nella bella gallery online ci sono pure la sbrisolona al cacao e quella preziosa di noci pecan, mandorle siciliane e pistacchi agrigentini; la caprese al limone e quella al cacao; la torta di carote e nocciola (gluten free); una caleidoscopica collection di biscotti super social; nonché il Pan Mugnaga. “Solo dopo Pasqua ne abbiamo sfornati mille pezzi. Lo prepariamo con la Petra Panettone e le albicocche. Sia in polpa sia candite. E ci mettiamo anche un po’ di sambuco fatto da noi”, precisa Pedron. Presentando un dolce voluto fortemente da Carlo. Un lievitato decorato, capace di sintetizzare le tradizioni del Basso Milanese e le radici venete dello chef. “Ritrovo in questo prodotto le mie origini vicentine quando, da bambino, la mattina, inzuppavo nel latte, la fugassa, un dolce semplice, una treccia lievitata con poca frutta, molto asciutta”, puntualizza mister Cracco sul foglietto di presentazione della delizia.

Il Café e il Ristorante Cracco hanno riaperto a Milano.


❓Ci saranno altre modalità social❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-06-22T17:45:18+02:00

Il grano evolutivo - Foto di Enrica Guariento

Leggi l'approfondimento su studiosamo.it

Social e socializzazione possono andare d’accordo?

Una rete sociale. Un insieme di piazze virtuali. Un nuovo sistema relazionale. Un modus operandi e cogitandi condiviso. Questo sono e dovrebbero essere i social network. Anche se spesso cadono in tentazione. Divenendo la vetrina personalizzata del singolo. La voce egocentrica dell’uno o dell’altro. Il megafono di un’unica e solitaria voce. Perdendo il valore socializzante, coinvolgente e unificante insito nella loro stessa natura. Ma c’è chi fa gruppo. Anzi, c’è addirittura un gruppo nato su una chat di WhatsApp. Sotto il nome di “Spirito Evolutivo Milano”. Anche se in realtà riunisce ristoratori, pizzaioli, pasticceri, panificatori, gelatieri, artigiani e responsabili commerciali operativi in città e fuori dall’urbe. Un gruppo coeso, dinamico, attivo e propositivo, sbocciato da un’idea di quello che loro, gli Evolutivi, hanno eletto presidente: Fulvio Balducci. Founder pure di Insieme in Pasticceria, realtà che fa della filiera, dei rapporti sostenibili, della fidelizzazione e della condivisione di un progetto comune il proprio credo e il proprio mantra. Operando in sinergia con aziende quali Molino Quaglia e Valrhona.

La Trattoria dei Cacciatori della famiglia Temporali, a Peschiera Borromeo

Insieme. È questo il punto. Insieme per crescere. Per guardare avanti. Per ripartire. Ogni giorno. Prendendo esempio dalla saggezza del grano. Certo. Quel grano evolutivo che, figlio di oltre duemila semi differenti e coltivato biologicamente in Sicilia da Simenza, diviene farina Petra Evolutiva, grazie all’expertise dei mugnai Quaglia. Una farina icona di agrobiodiversità, di sostenibilità e di evoluzione continua. Perché lei cambia. Col cambiare del clima. Così come cambiano, mutano e si trasformano gli Evolutivi. Dialogando costantemente in chat. Aiutandosi, confrontandosi e scambiandosi pensieri, opinioni e riflessioni. Sul pane, sulla pizza, sulla sfoglia, sulla frolla. Sul lievitato e sul cioccolato. Sul risultato di una brioche. Sulla sistemazione di una vetrina. Sull’utilizzo di uno stampo. Sulla possibile soluzione di un dubbio. Un gruppo concreto. Che sa sognare. E anche ragionare. Non solo virtualmente. Recentemente infatti si è dato appuntamento per la prima reunion ufficiale: alla Trattoria dei Cacciatori di Longhignana, frazione Peschiera Borromeo. Un ristorante di gran fascino, ospitato in un antico castello, con corredo di corti, camini, orti e giardini, portato avanti con passione e dedizione dalla famiglia Temporali. Un altro bel gruppo, capitanato da papà Mario e mamma Albina, e sostenuto dai figli Anna, Patrizia e Guido.

Il bel giardino estivo della Trattoria dei Cacciatori

Un incontro che ha messo a fuoco alcuni diktat fondamentali per la ripresa post Covid. Facendo luce sulla qualità, sulla formazione del personale, sull’italianità, sull’esperienza, sull’emozione, sull’energia, sull’empatia e sulla sinergia. “Per migliorare, tutti dobbiamo condividere le informazioni. Ma anche i nostri clienti. Se io sono in difficoltà mando da te i miei possibili ospiti. E viceversa. Senza egoismo. E senza invidia. Dobbiamo lavorare in maniera condivisa”, Anna Temporali docet. In un atto di generosità e lungimiranza.



Cristina Viggè
2020-07-30T10:00:17+02:00

La Messinese 2.0 by Verace Elettrica, a Milazzo

Sergio Russo: veracemente social

Oltre 23mila follower sulla pagina ufficiale di Facebook. E più di 35mila su Instagram. “Investiamo moltissimo in comunicazione. Del resto, è proprio quando abbiamo deciso di concentrarci in modo deciso e mirato sul marketing che la crescita è stata paurosa. Perché i social non portano solo e semplicemente follower, ma allargano moltissimo il raggio d’azione. Avvicinano a te anche chi da te non è mai venuto. Oggi noi abbiamo clienti che arrivano persino da Palermo e da Reggio Calabria”, spiega Sergio Russo, tracciando le coordinate della pizzeria di famiglia: Da Clara. Un vero fenomeno di “costume”. Basti pensare a dov’è geolocalizzata: a Venetico Superiore, nella terra di mezzo che va da Milazzo a Messina, fra le pendici settentrionali dei Monti Peloritani e la costa tirrenica. Un borgo medievale, che vanta fra gli highlights una chiesa madre (dedicata a San Nicolò), un castello (un tempo appartenuto ai nobili Spadafora), una fontana monumentale (con sirena), un panorama strepitoso e il ristorante-pizzeria da Clara. Al cui timone stanno ormai da parecchi anni Clara Miuccio e Tonino Russo, fratello maggiore di Sergio.

I fratelli Tonino e Sergio Russo

“Mio fratello mi chiamò all’appello quasi subito”, racconta Sergio: classe 1989, messinese doc e cresciuto nel panificio di papà Armando. “All’inizio, Da Clara, io condivo le pizze. E basta. Erano pizze stese col matterello e cotte nella teglia. Tutta un’altra storia. Lontane anni luce da quelle attuali. Il locale stentava a decollare. Così decisi di lasciare l’Italia e di partire per Cambridge, dove iniziai a lavorare in una catena di ristorazione. Un impiego che mi ha formato. Profondamente. Lì erano molto ligi. Le impastatrici dovevano brillare. Non doveva rimanere neppure un grammo di farina. Mi hanno insegnato puntiglio, attenzione e precisione. Anche nelle pulizie. Basta guardare adesso il mio laboratorio per capire”, continua Russo junior. Che poi lavora in un pub, affinando competenze manageriali, gestionali e organizzative, e torna in Sicilia. Con un ampio bagaglio d’esperienza.

Da Clara: pizza e panorama a Venetico Superiore

“Sì, sono tornato a casa. Alla pizzeria di Tony e Clara. Con un obiettivo molto chiaro: aprire tutti i giorni. Non solo nei fine settimana”. Una mission ambiziosa. Ma Sergio accetta la sfida. A una condizione: gli impasti andavano migliorati. Quindi? Via libera allo studio, alla ricerca, a prove su prove. Con passione e determinazione. Complici una comunicazione forte e diretta, un forno Izzo nuovo di zecca e le farine Petra, scoperte grazie ai consigli di Antonino D’Agostino (di D’Agó - Eccelsi Cibi). Insomma, cambio di marcia, di velocità, di qualità. Confermata dai “Due Spicchi” della guida Pizzerie d’Italia 2020 del Gambero Rosso. Con corredo di Premio speciale Petra - Molino Quaglia ricerca e innovazione. Una bella soddisfazione.

La pizza Resto in Sicilia

I Ripieni by Da Clara

Da Clara c'è anche la pizza al padellino

Per stuzzicare prima della pizza

La parmigiana in cocotte by Da Clara

La Margherita by Da Clara

Oggi, Da Clara è un punto di riferimento. È sufficiente scorrere la carta (e sbirciare sui social) per intuire il livello dell’insegna. Che mette al centro la classica pizza al piatto, ma anche le pizze contemporanee, i calzoni - o meglio I Ripieni - e la pizza al padellino. Valorizzando il genius loci. Come accade nella Resto in Sicilia, con fiordilatte, tuma, pomodorini gialli semi dry, faldine di pomodori secchi, olive nere, acciughe, origano e basilico; nella Oro Verde, complici pancetta tesa, scamorza affumicata, crema e granella di pistacchi; e nell’Omaggio allo sfincione bagherese, cui concorrono tuma, ricotta fresca, cipolla stufata e trucioli di pane speziato. Mentre il Ripieno Trinacria rende tributo al salame Sant’Angelo, made nei Nebrodi. Il tutto impreziosito dall’olio extravergine del frantoio agrigentino Val Paradiso.

Sergio Russo, al timone di Verace Elettrica

Un progetto perfettamente riuscito quello Da Clara. Così, un anno fa, l’intrepido Sergio - ormai volto televisivo, vista la partecipazione a Mica Pizza e Fichi su La7 - intraprende una nuova avventura. Aprendo a Milazzo, all’interno del centro commerciale Parco Corolla (sì, all’interno di un centro commerciale) la sua Verace Elettrica. “Non mi piace vincere facile”, puntualizza. “Ma io sono un artigiano e il business è solo la conseguenza di un lavoro fatto bene. Ovunque tu sia”. Della serie, lui crede fermamente in ciò che fa. E i fatti gli danno ragione. Verace Elettrica ha un exploit incredibile. “E, piano piano stiamo ripartendo anche dopo il lockdown”, dice fiducioso Russo.


La pizza Ortolana... secondo Sergio Russo

La Margherita Stracciata

Verace Elettrica. Una griffe. Un concetto. Una filosofia. “Avevo iniziato a usare sui social #pizzaverace, poi #VeraceElettrica, e così ho pensato di trasformarlo in un brand. Mi piacerebbe replicarlo a Palermo, Roma, Milano. Ma con gestioni dirette, niente franchising. Intanto, me lo sono tatuato sulla pelle”, spiega lui, mentre pensa al futuro. E puntualizza il perché e il percome del nome. “Verace per ricordare la pizza napoletana, naturalmente secondo il mio stile. Elettrica per via del forno elettrico. Ovvio. Ma non solo. Il motivo è anche legato a quel che facciamo: cose vivaci e piene di energia”. Pizze esuberanti, dunque. Colme di colore, calore e vigore. “Quando la gente mangia deve dire: Wow. Trovandosi bene e sentendosi come a casa”, aggiunge il pizzaiolo. Orgoglioso della sua sala, della sua giovane e scattante mise en place (con i segnatavolo a foggia di mini pale da forno), dei suoi monitor (per comunicare a chi sta facendo shopping cosa accade all’interno di Verace Elettrica) e del suo lab. Anzi, del suo nuovo #VeraceElettricaLab.

La Marinara

Da Verace Elettrica si possono scegliere variegati impasti. Senza sovrapprezzo

“Se fa freddo le persone cercano il caldo. Se fa caldo desiderano il fresco. Ecco, noi dobbiamo essere capaci di rispondere a tutte le esigenze. Così ho deciso di introdurre più impasti. Senza alcun sovrapprezzo. Perché le mie pizze sono democratiche. Abbracciano tutti. Sono social. Possono essere ordinate tanto dall’imprenditore quanto da chi ha pochi soldi in tasca per mangiare”, commenta fermamente Sergio. Che, seguendo il claim Ways of Pizza, dà voce a un impasto classico (con con le farine Special e Allegra); a uno integrale (con Petra 1 e Petra 9); a uno multicereali (complici germinati e Bonsemì); a un altro prezioso di riso artemide; e a un quinto con Petra Evolutiva, arricchito da Ottimais, semi di chia e lino. A cui si va ad aggiungere un impasto gluten free, con zona e forno dedicati. “Tu scegli la pizza e abbini l’impasto che preferisci. Semplice”.

La Mortazza, con granella di pistacchi

La Cardoncella, con funghi cardoncelli, prosciutto cotto e fonduta di grana padano

Pizze suddivise in Fast, Tasty e Gourmet, per meglio orientare il commensale. Voilà la Messinese 2.0, con tuma, scarola in crema, pomodorini gialli e rossi confit, alici e origano di montagna; la Margherita Stracciata (per via della stracciatella); La Doppia P, con il pistacchio in due consistenze (e pure pancetta e pomodoro); l’Assoluto di pomodoro (in versione pelato, secco e confit); l’Ortolana, con melanzane fritte e peperone crusco; e il Segreto di Ape Nera, summa di prosciutto crudo, stracchino, noci e miele di ape nera sicula (un Presidio Slow Food). Non dimenticando un inchino all’Italia, fra pomodoro di Pachino, prosciutto crudo, confettura di fichi e nocciole tostate.


Il Calzone del Territorio 

“Ho sviluppato anche un’app dedicata a Verace Elettrica. E prossimamente vorrei prendere una Smart elettrica per fare le consegne”. Elettrizzante sostenibilità.      

Le pizzerie Verace Elettrica e Da Clara hanno riaperto a Milazzo e a Venetico Superiore (Messina).


❓Come ripenseremo gli eventi❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-08-01T15:35:07+02:00

Santo Stefano di Sessanio, protagonista del progetto firmato Sextantio

Leggi l'approfondimento su cittadelvino.it

E se l’evento fosse diffuso?

In principio fu un albergo. Come quello che oggi va sotto il nome di Sextantio, a Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila. La patria delle lenticchie tutelate come Presidio Slow Food per capirci. Un progetto decisamente visionario, volto a valorizzare il patrimonio storico “minore”: appartenente a un villaggio medievale fortificato abruzzese, posizionato a più di 1.250 metri di altitudine, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Come? Trasformando il borgo in un lussuoso hotel allargato. In cui case, cantine e abitazioni potessero divenire camere e suite. Complice il restauro conservativo di tutta una filiera colta, fatta di materia e immaginario, saperi e sapori, cultura e colture, artigianato e gastronomia locali. Un progetto lungimirante, replicato nell'incantevole Matera, dove Le Grotte della Civita hanno saputo ridar luce ai Sassi. Già Patrimonio dell’Umanità. Basti pensare che al mattino la colazione (tipicissima) viene servita in una chiesa rupestre del XIII secolo.

A Matera, Le Grotte della Civita rappresentano un altro progetto di recupero by Sextantio

Albergo diffuso, dunque. Per dar voce al territorio. Scomettendo sul presente e non perdendo le radici. Anzi, comunicandole con forza e coraggio. E se anche un evento potesse diventare diffuso, allargato, corale, social? Della serie: se invece di mandare in scena una manifestazione in un solo luogo la si estendesse su più fronti? È questo il caso di Spessore, annata 2020. Che toglie le tende dal Campo Base di Torriana (dove le aveva piantate lo scorso anno, dopo parecchie edizioni fra gli spazi dell’osteria con camere Il Povero Diavolo), per vagabondare in lungo e in largo per l’Italia. In pratica: dalla riminesissima Valmarecchia a un orizzonte più nazionale. Così, l’onirica kermesse firmata Fausto Fratti sceglie il Bel Paese. Sceglie tanti territori. Sceglie di portare artigianalità, improvvisazione, collettività e condivisione in tanti luoghi della Penisola. Contando su una brigata “diffusa” di cuochi, pizzaioli, panificatori e pasticceri. Un sogno “sparso”, nutrito di assaggi e di paesaggi. Una jam session che inonda di bellezza tutto lo Stivale.

Quest'anno Spessore attraversa l'Italia

Prima tappa, mercoledì 5 agosto, al ristorante Abbruzzino - da patron Luca Abbruzzino - di Catanzaro. Giù in fondo, nella verace Calabria. Per poi risalire e approdare nel Sannio, martedì 1 settembre, al Krèsios di Telese (Benevento), con chef Giuseppe Iannotti a far da padrone di casa. E poi nel cuore di Roma, martedì 6 ottobre, al ristorante di Luciano Monosilio; martedì 3 novembre, a La Bandiera di Civitella Casanova (Pescara), dalla Spadone family; con gran finale, martedì e mercoledì 1 e 2 dicembre, al Grand Hotel di Rimini. Fra i presenti all’appello? Corrado Assenza del Caffè Sicilia di Noto (Siracusa); Riccardo Agostini de Il Piastrino di Pennabilli (Rimini); Silver Succi del QuartoPiano di Rimini; Alessandro Dal Degan de La Tana Gourmet di Asiago (Vicenza); Antonio Zaccardi del Pashà di Conversano (Bari); Alberto Gipponi del Dina di Gussago (Brescia); Eugenio Boer del [Bu:r] di Milano; Antonio Ziantoni di Zia Restaurant, nella Capitale; Corrado Scaglione del Lipen di Canonica di Triuggio (Monza e Brianza); Lello Ravagnan del Grigoris di (Venezia) e Omar Casali del Maré di Cesenatico. Solo per citarne alcuni. 



Intanto, il Consorzio di Tutela del Gavi - il grande bianco piemontese - allarga anch’esso le prospettive e propone Happy Gavi! Estate 2020. Con tanto di punto esclamativo: per esortare a visitare tutti gli undici comuni protagonisti della denominazione. Una manifestazione spettacolare e tentacolare, che coinvolge un intero territorio: in equilibrio fra le colline dell'Alessandrino e il Mar Ligure. In programma? Un fitto calendario di appuntamenti (qui li potete consultare tutti), fra tasting in cantina, degustazioni sinestesiche, wellness tra i filari, aperitivi in vigna, feste nei borghi, itinerari in e-bike, rassegne musicali e teatrali, visite alle aree archeologiche, concerti sotto le stelle e tavole sotto la torre di Novi Ligure. “Promuovere le esperienze e la conoscenza del nostro territorio valorizzando l’offerta safe, di prossimità e di qualità che la Destinazione Gavi assicura è l’obiettivo condiviso da tutti gli operatori e le realtà del Gavi, che così dimostrano di poter lavorare in modo coordinato e sinergico per il bene comune”, spiega il presidente Roberto Ghio.

Alla scoperta del territorio del Gavi - Foto courtesy Archivio Alexala, Gianluca Grassano

La nuova etichetta istituzionale del Consorzio di Tutela del Gavi

E a Fano? Anche il brodetto allaga la città. Infatti, il BrodettoFest, dall’11 al 13 settembre, si prepara a trasformare la city marchigiana (di origine romana) in un grande dehors. Coinvolgendo non solo la zona mare (come era in uso fare), ma anche il centro storico. Insomma, Fano “città aperta”, con i ristoranti fieri di proporre brodetto e zuppe di pesce a pranzo e a cena. Una revolution voluta dagli organizzatori - la Confesercenti Pesaro e Urbino e il Comune di Fano, in collaborazione con Regione Marche - per estendere la proposta a tutti i locali, allungando anche la stagione turistica.

Il brodetto alla fanese

Una diciottesima edizione in grande stile, con tanto di BrodettoBus ad assicurare gli spostamenti fra le diverse location della kermesse e un’apposita app per prenotare gli appuntamenti. Mentre al PalaBrodetto i grandi chef rileggono la zuppa con gli occhi del presente, non tradendo il passato (anche di pomodoro). Ma non finisce qui. Post evento, il FuoriBrodetto preannuncia un mese di degustazioni di brodetto fanese (a un prezzo democratico) nei ristoranti della zona. Per una lunga onda all’insegna della zuppa.

Paolo Massobrio racconta la nuova Golosaria online

E guardando più in là, all’autunno che verrà, anche Golosaria cambia formula, marcia e modalità. Cogliendo un'opportunità. Ecco allora che l’edizione VentiVenti - sempre sotto la regia di Paolo Massobrio - corre online: dal 28 ottobre al 2 novembre, ma rendendo i contenuti disponibili sino al 20 dicembre. Per accompagnare produttori e consumatori fino alle feste di Natale. Il tutto grazie a una piattaforma con grafica 3D bilingue, iper interattiva e super internazionale. Per passeggiare virtualmente fra gli stand, partecipare agli showcooking, ai talk show e ai wine tasting (con corredo di tutorial per la degustazione), e acquistare realmente i prodotti. Attraverso un e-commerce dedicato. Un'agorà dal respiro social e glocal, che crede nel tema: Il cibo come relazione.



Libreria >

INDICE

I social secondo Fabio Reggianini

Instagram come la tivù

Lucca Cantarin e la socializzazione online

I social e la Rete

Petra Antolini fra clic e app

La cultura sullo smartphone

Gionata Gonzato: simpatia 3.0

Umanamente interconnessi

Massimo Alverà: l’abbraccio delle Dolomiti

Online e offline

Francesco Ceccon: comunicando col cuore

La solidarietà è social

Marco Pedron: look & rock

Evolutive forme di condivisione

Sergio Russo: una pizza elettrizzante

Prospettiva allargata

Condividi
Tweet

Info | +39 0429 649150 | Map

Libreria >

INDICE

I social secondo Fabio Reggianini

Instagram come la tivù

Lucca Cantarin e la socializzazione online

I social e la Rete

Petra Antolini fra clic e app

La cultura sullo smartphone

Gionata Gonzato: simpatia 3.0

Umanamente interconnessi

Massimo Alverà: l’abbraccio delle Dolomiti

Online e offline

Francesco Ceccon: comunicando col cuore

La solidarietà è social

Marco Pedron: look & rock

Evolutive forme di condivisione

Sergio Russo: una pizza elettrizzante

Prospettiva allargata

Condividi
Tweet

Info | +39 0429 649150 | Map

Site TitleSite Slogan

social.

FUORI IL PROSSIMO
Iscriviti alla Newsletter e ricevi per primo le novità.

Cristina Viggè

2020-03-30T00:00:00+02:00

#dilloconpetra   Partecipa al sondaggio con 1 click 

 

Se non ci fossero? Bisognerebbe inventarli. Perché ora più che mai i social stanno dimostrando la loro esponenziale capacità di comunicazione, connessione, interazione, aggregazione. In questo tempo sospeso fra l’hic et nunc e il chissà come sarà, stretti fra quattro pareti e nutriti da quei rituali quotidiani che il sociologo britannico Anthony Giddens raccoglie sotto la definizione di “sicurezza ontologica”, Facebook e Instagram divengono finestre spalancate su un mondo che, nonostante tutto, continua a girare. Social. Come sociale. Come opportunità per raccontare quel che si fa. Per sé e soprattutto per gli altri. Per i medici, gli infermieri, i volontari. O semplicemente per tutti coloro che correttamente seguono il diktat #iorestoacasa nell’era del coronavirus. Grazie a post, stories e video-ricette. Vedi quelle siglate dall’hashtag #italiakeepsoncooking. Campagna virale, partita da Milano e ormai allargata a tutta la Penisola, che coinvolge innumerevoli chef. Con tanto di grembiule acquistato e indossato. Per devolvere il ricavato all’ospedale Luigi Sacco di Milano. E noi? Abbiamo messo a punto il nostro palinsesto. Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, alle 11.30, andiamo “in onda” con dirette Instagram a duplice voce. Dialogando con i nostri Petra Selected Partners. Per comprendere il loro oggi e quel che sperano sia il domani. E per scoprire qualche delizia preparata ad hoc e replicabile at home. Per seguirci, basta collegarsi a @farinapetra. Per condividere, basta seguire l’hashtag #dilloconpetra. Buona connessione e... buona visione.

 

Cristina Viggè
2020-03-17T07:57:48+01:00

Riprese a cura di Marco Gallocchio nello spazio Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini

Fabio Reggianini: "I social? Una porta aperta sulla mia passione"

I social network sono indispensabili per comunicare. Lo sa benissimo anche un pasticcere come Fabio Reggianini. Che se mette le mani nell’impasto, certo non dimentica il touch digitale. Anzi, conferma in prima persona che Facebook e Instagram sono ideali per veicolare messaggi, dialogare con i colaboratori, acquisire nuovi clienti e tessere relazioni con l’intera filiera. Quella che va dai produttori ai clienti. Che, conferma lui, crescono anche grazie alla visibilità che internet può dare. E che può entrare nelle case proprio come la televisione. Poi, quale modo migliore per far vivere ai consumatori il dietro le quinte di una pasticceria di famiglia?

La Pasticceria Amore Fantasia di Fabio Reggianini riaprirà a Serramazzoni (Modena). Intanto ci propone la ricetta della sua Colomba, da replicare a casa.


❓Tutto sta cambiando. Anche i social❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-03-27T11:30:04+01:00

Leggi l'articolo su repubblica.it

Instagram potrà sostituire la tivù? 

Appuntamento sul divano. Ma pure in cucina, in tinello, in salotto. L’importante è avere uno smartphone, una buona connessione e il gioco è fatto. O meglio, il live su Instagram è assicurato. Nell’era del virus fioriscono nuovi format e si rinsaldano quelli che consentono alle persone di incontrarsi virtualmente, rispettando il sempre valido #iorestoacasa. Così si moltiplicano le dirette sul social network più visual in assoluto. Coinvolgendo vip e non vip. Star e very normal people. Tutti possono parlare (e cantare) al microfono (del cellulare), contando su un pubblico più o meno grande, ma straordinariamente molto più vicino di quello del piccolo schermo. Perché? Perché chi guarda e ascolta può partecipare alla diretta e far sentire la propria voce. Anche con un saluto o con un semplice messaggio. Se ne parla anche su Republica online.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-04-04T17:48:32+02:00

Riprese a cura di Marco Gallocchio nello spazio Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini

Lucca Cantarin: se il social fa il business

Veloci. Velocissimi. “Noi, con le nostre sole risorse umane non riusciremmo mai ad avere l’immediatezza che hanno i social”. A parlare è un maestro come Lucca Cantarin, il timoniere (come ama definirsi) della Pasticceria Marisa di Arsego di San Giorgio delle Pertiche, nel Padovano. Un artigiano lungimirante e visionario. Consapevole che i nuovi mezzi di comunicazione possano essere un buon volano commerciale. Un ottimo veicolo per incrementare il business. Naturalmente se utilizzati con attenzione. Ponderando sia parole che immagini. “I social possono creare, ma anche distruggere”, precisa Cantarin. “Lo dico sempre. Bisognerebbe fare due passi indietro e uno in avanti. Messaggi e foto vanno studiati e pensati per bene”. Perché i social hanno le loro regole. E bisogna conoscerle. Per meglio centrare l’obiettivo.

La Pasticceria Marisa di Lucca Cantarin riaprirà ad Arsego di San Giorgio delle Pertiche (Padova). Intanto ci propone la ricetta della sua Torta di mele e noci al caramello.


❓Quanto saranno importanti i social per ripartire?❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-04-04T17:54:49+02:00

I nuovi PetraCode, presenti sui sacchi di farina - Foto di Paolo Terlizzi

Leggi l'articolo su repubblica.it

I social amplificano la Rete? 

La spesa? Da reale si è fatta sempre più virtuale. Dall’offline è passata online. E anche l’e-commerce si è imposto con forza impetuosa. Le vetrine si scorrono con un mouse e si osservano in un clic. Chi non aveva l’e-shop, ha pensato bene di crearlo. Chi già l’aveva, ora ne trae i massimi benefici. “Noi per fortuna lo abbiamo messo a punto da molto. In tempi non sospetti. E in questo momento ci sta dando grandi soddisfazioni”, spiega il pasticcere Lucca Cantarin. Una bottega online talmente di successo che il pasticcere ha dovuto stoppare le prenotazioni delle colombe pasquali. Annunciandolo su Facebook. Come su Facebook aveva comunicato il via delle prenotazioni. Perché qui sta il punto: l’online si nutre dei social. Capaci di amplificare, allargare, ingrandire e incentivare la Rete. E pure il lavoro di chef, pizzaioli e pasticceri. Basti pensare al lancio dei nuovi delivery, attivati da artigiani e ristoratori nei diversi territori. Senza Facebook e Instagram come avrebbero potuto veicolarli con la stessa vis e velocità? E poi c’è YouTube, che sostiene l’agire dei professionisti. Pronti a dare video-ricette, consigli e suggerimenti. Motivando e rafforzando il proprio lavoro. Senza dimenticare WhatsApp, canale privilegiato di incontro, confronto, dialogo e sostegno. Anche psicologico. Inoltre, non solo i social network alimentano la Rete, ma attivano pure nuove reti. Come quelle della solidarietà.
Insomma, basta uno smartphone per aumentare la produttività e fare business. Ma anche aiutare il prossimo. Basta un telefonino persino per imparare. Come accade grazie ai nuovi sacchi parlanti di Petra. Che da contenitori divengono contenuti. Merito di uno specifico QRcode: da inquadrare per accedere a un mondo di conoscenze e inedite esperienze.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-04-22T17:33:51+02:00

Petra Antolini a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Petra Antolini: risintonizzare il team

“Sono una predestinata”, dice Petra Antolini, sorridendo e mostrando un sacco di farina Petra. “Ma sono legata al sacco anche per un altro motivo. I miei genitori avevano degli allevamenti e io giocavo con i sacchi che contenevano il cibo per gli animali. Li coloravo, mi ci sedevo sopra. Mi addormentavo addirittura”, continua madame Antolini. Alle redini, col compagno Lorenzo Giacopuzzi (il suo pilastro, come lo definisce lei), dell’insegna Settimo Cielo, nella veronese Pescantina. “Ho scelto questo nome perché è la massima espressione della gioia: di avere e di gestire un locale”. Un sogno realizzato. Dopo aver appreso i rudimenti dell’arte bianca dalla nonna. Dopo aver frequentato l’alberghiero. Dopo aver lavorato in alcuni ristoranti di Verona. E dopo essersi fatta mille domande sulla farina e sugli impasti.


Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


“Ora? Dobbiamo riorganizzare, riadattare e reinventare il nostro locale. Io ho delle responsabilità. Non sono tanto le distanze e la disposizione dei tavoli a preoccuparmi. Perché di spazio ne ho tanto. Ma sento di dover creare qualcosa di nuovo per me e per il mio staff”, spiega Petra. Fiera e orgogliosa della sua brigata. “Prima ero talmente trascinata in un turbine di cose da fare che spesso i ragazzi del mio team sentivano la mia mancanza. Avevo trascurato una cosa fondamentale: la sintonia. Invece adesso ho affidato a loro nuovi incarichi, molto precisi. E loro si sentono ricaricati e valorizzati. Sono felice di aver risintonizzato il mio personale. E di aver ritrovato un grande feeling”. Come? Presto detto. Grazie a due progetti paralleli. Una app a sostegno del neonato #deliveryfuoridallamischia (con corredo di video messaggio su Facebook). “Delivery che sembra facile e invece non lo è per nulla”, commenta la pizza chef. E un e-commerce tutto dedicato al gluten-free (l’insegna è certificata Aic, Associazione Italiana Celiachia). “Prima i nostri biscotti erano in vendita alla cassa. Ora avranno la loro bottega online dedicata”. Certo. “Ma per far tutto questo occorrono una persona che sappia far le foto; un’altra che segua i social; e un barman che sappia preparare anche cocktail un po’ speciali. Perché stiamo pensando a un mini kit di ingredienti sottovuoto”, racconta Petra. Che sul suo sito ha persino una sezione battezzata Social Room. E che fa parte di un gruppo super social e solidale: Donne di Pizza Donne di Cuore.


Il Settimo Cielo di Petra Antolini riaprirà a Pescantina (Verona). Intanto Petra ci propone la ricetta delle sue crostatine di frolla senza glutine con cioccolato in crema.


❓I social possono concorrere alla cultura❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-04-22T17:58:24+02:00

Guarda la nuova pagina dei beniculturali.it

I social: un'aula dinamica e interattiva? 

Una nuova opportunità. Anzi, una finestra spalancata sul sapere, in continuo aggiornamento. Il portale ufficiale del MiBACT, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, lancia un canale YouTube, nonché una pagina web con tanto di hashtag #laculturanonsiferma: una sezione pronta a raccogliere le molteplici e poliedriche iniziative virtuali proposte da musei, biblioteche, siti archeologici, teatri, cinema. Il messaggio? È chiaro. Ora più che mai la cultura passa attraverso la Rete e i social network. Lo avevamo messo in dubbio? Forse. E invece ecco che la pandemia restituisce il potere della comunicazione ai social. A patto che siano messaggeri di contenuto e ambasciatori di socializzazione. Grazie a loro ci siamo potuti sentire #distantimauniti, non dimentichiamolo. E sempre grazie a loro abbiamo imparato un po’ di più. Persino in cucina. Instagram e Facebook si sono trasformati in aule virtuali, democratiche e interattive, più reali del reale. Per capire? Basta contare le persone sintonizzate, ogni pomeriggio, sulle dirette Instagram di @farinapetra (i video sono raccolti fra gli scaffali della Fariniera). Lo chef, il pasticcere, il panificatore, l’artigiano hanno finalmente compreso le potenzialità dei social. E da parte sua il pubblico si è seduto volentieri ai banchi digitali. Mettendo le mani in pasta, mettendosi in ascolto e mettendosi pure in discussione (quante domande durante i live!). Un impegno che ha dato i suoi frutti. Gli “spettatori” hanno avuto la possibilità di conoscere meglio gli ingredienti e hanno compreso il grande lavoro che sta dietro un piatto, una pizza, un dolce. Ecco, i social hanno concorso a meglio educare il consumatore. Che domani entrerà in un ristorante, in una pizzeria, in una pasticceria o in un panificio più preparato. I social hanno poi avvicinato chef e commensale, professionista e semplice appassionato. Entrambi hanno potuto correre la stessa “maratona”. A ritmi differenti, ovvio. Perché diversi sono i livelli di partenza. Ma condividendo la stessa esperienza.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-05-01T16:20:44+02:00

Gionata Gonzato a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Gionata Gonzato: comunicando con ironia

Lui buca lo schermo. Dello smartphone. “Due anni fa feci un video per spiegare il perché e il percome dello spillare la birra in una certa maniera. E lo misi sulla nostra pagina Facebook. Bene, dopo appena tre ore quel video contava già 650mila visite. E dopo due giorni aveva superato i due milioni. Oggi vanta cinque milioni e quattrocentomila visualizzazioni. Ha fatto il giro del mondo pure su WhatsApp. E ci ha pure portato clienti da mezzo mondo”, racconta Gionata Gonzato. Per tutti El Tigre. Come l’insegna che da 28 anni guida insieme alla sua famiglia. A Carignano, vicino a Torino. “La pizzeria si chiamava già così quando la rilevammo noi. Il titolare era appassionato di Sandokan”. Insomma, una Tigre della Malesia in terra sabauda. Un personaggio - uscito dalla penna di Emilio Salgari - presto divenuto pure il soprannome di Gionata. Professionista carismatico, schietto e simpatico. Uno capace. Di impastare e di ironizzare. Di indossare la divisa ma pure la cravatta. “Amo vestirmi in una certa maniera. E allora mi sono detto: perché non mettere la cravatta tutti i giorni, quasi fossi un impiegato? Così sfoggio una cravatta dal nodo corto. Che mi piace definire sugo repellente”.


Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


Questione di personalità. E Gionata ha imparato a veicolarla nella maniera corretta. Utilizzando con intelligenza e sensibilità anche i social. Dove traspare tutta la sua umanità. Perfetto mix di audacia, rigore, istinto ed estro. Che significa anche dare il giusto peso e il giusto nome alle cose. Ecco allora che il suo impasto non è uno qualsiasi, bensì il Pentaimpasto, summa di ben cinque tipologie di farine: Petra 3, Petra 5, Petra 9, semola di grano duro e farro. Sublimato addirittura nel PanBurrata, formato di pizza nato quasi per caso e diventato un marchio registrato. Della serie, l’importante è giocare, sperimentare e ragionare. Tant’è che Gionata si è presto sintonizzato sulle consegne a domicilio. Grazie a un Pentaimpasto pensato su misura. “Certo, lo faccio molto più idratato. Fra acqua e olio extravergine arrivo all’80%. Gli faccio fare una prima cottura, ma non completa. Infatti va finito di cuocere nel forno di casa. Per cinque-sei minuti, a 220°C. Stendo anche un filo di pomodoro. Perché il pomodoro è il sangue della pizza. Infine, posiziono tutti gli altri ingredienti. È il nostro modo per dire che sulla qualità non si transige. E non si può mentire”, spiega Gonzato. Che ha pensato persino al kit per apparecchiare. Metal box incluso. Da usare sia come teglia sia come piatto. Versatile e riciclabile.


La pizzeria El Tigre di Gionata Gonzato riaprirà a Carignano (Torino). Intanto Gionata ci propone la ricetta della sua pizza Sofia (dedicata alla sorella dell'imperatrice Sissi, nonché ultima regina consorte del Regno delle Due Sicilie) con mozzarella di bufala, pomodorini del piennolo, scarola e olive di Gaeta.


❓Esiste il lato umano dei social❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-05-01T16:42:15+02:00

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Leggi l'articolo su wired.it

Social: una new humanity?

Chi ne era già seguace convinto ha visto confermata la loro potenzialità. Chi non credeva in loro? Ha dovuto ricredersi. I social, oggi come non mai, sono entrati a capofitto nella vita di ognuno. Sostenendo nuove forme di business e di cultura, di lavoro e di intrattenimento. Favorendo la circolazione di idee e progetti, stimolando la vicinanza e la condivisione, e invitando al dialogo e al confronto. Con rigore o esuberanza, giocosità o professionalità, leggerezza e profondità. I social hanno dimostrato il loro lato più umano. Il loro essere crasi perfetta di tecnologia e cuore, avanguardia e sensibilità, virtualità e realtà. Sono divenuti compagni e complici. Imprescindibili strumenti di connettività in periodo di clausura forzata. E forse sono anche riusciti a svelare certe pieghe del carattere e della personalità di ciascuno. Doti dialettiche, ironiche o istrioniche spesso rimaste celate da un velo di timidezza o timore. Perché? Forse perché le telecamere di smartphone e pc sono più confidenziali. Forse perché si parla in pubblico, ma il pubblico non si vede (o quasi). Forse perché il contesto è diverso. E la comfort zone dell'habitat familiare mette tutti a proprio agio. Forse perché, alla fine, se ci si deve esporre e mettere a nudo, è sempre meglio farlo dicendo tutta la verità.

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-05-12T13:07:05+02:00

Massimo Alverà a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Massimo Alverà: la genuinità di un brazorà

Crea delizie contemporanee. Ma non dimentica il brazorà. “Questo è il dolce lievitato più importante della nostra conca. Si tratta di un semplicissimo impasto, ma la sua peculiarità sociale è ancora molto sentita”, racconta Massimo Alverà, titolare della pasticceria che, a Cortina, porta orgogliosamente il suo cognome. Brazorà, come abbraccio. Come un caloroso rituale ancora molto in voga nell'Ampezzano. Nei mesi che precedono le nozze, infatti, i futuri sposi si spostano di casa in casa, portando agli invitati questo dolce - in tal caso a forma di treccia-corona - e posizionando al centro i confetti. Una bomboniera conviviale. Quasi un simbolo social, inteso come condivisione di un’esperienza sincera. Al punto da essere entrato a far parte della cultura popolare, preparato anche in occasioni di feste e reunion familiari. Un dolce della memoria, assolutamente attuale. “Siamo alla continua ricerca di rapporti essenziali, veri e profondi. Le nostre origini ci insegnano a scartare il superfluo, a conservare genuinità ed essenza, e quelle tradizioni che ancor oggi ci rendono forti e motivati per affrontare momenti difficili e delicati come quelli che stiamo vivendo”.

Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


Un rapporto forte e profondo quello che Massimo ha con il suo territorio. Di cui va orgoglioso. “Hanno eletto Cortina a protagonista di una serie di eventi e noi abbiamo l’onore e l’onere di farla conoscere”, spiega il pasticcere. Pensando già ai Campionati Mondiali di Sci Alpino 2021. Per i quali la cittadina si sta già attrezzando, progettando la nuova cabinovia Son dei Prade - Bai de Dones, pronta a collegare il comprensorio delle Tofane con l’Alta Badia e le aree del Dolomiti Superski. Intanto? Massimo le Tofane le fa osservare dalla bella terrazza della sua pasticceria. Che presto conoscerà il suo spin-off: un elegante chiosco, smart e super social, attivo sia in estate che in inverno. Studiato per un krapfen, una cioccolata calda o una merenda pret-à-porter. Magari après-ski. “Lo sta realizzando un amico artigiano di Cortina. Abbiamo scelto il larice perché è un legno resistente, che ben si adatta alle intemperie. È molto utilizzato nella costruzione dei fienili. Il progetto era in cantiere per i mondiali, ma vista la situazione, abbiamo deciso di anticipare il tutto”, prosegue lui. Che ha già pensato anche al nome (uscito dal cappello durante una passeggiata con la figlia Francesca): Fiocco. Inteso quale trasformazione fisica di un elemento naturale. Della serie, come l’acqua sublima in cristalli di ghiaccio (col freddo), così il latte si eleva a burro (con un attrezzo chiamato in dialetto ra pegna). Fiocco come emulsione naturale. Come icona di cremosità. Espressa in un soffice lievitato… oppure in un gelato. L’altra novità firmata mister Alverà.

La Pasticceria Alverà di Massimo Alverà riaprirà a Cortina d'Ampezzo (Belluno). Intanto Massimo ci propone la ricetta del suo brazorà, dolce lievitato dal profondo significato conviviale.


❓Ritorneranno gli abbracci❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-05-12T13:25:29+02:00

Il Bacio di Gustav Klimt - Foto di Jaesung An da Pixabay

Leggi l'articolo su adnkronos.com

Ritroveremo il sapore dell’offline?

Anno 2009. Pedro Almodóvar si presenta nelle sale cinematografiche con il film Gli abbracci spezzati. Storia dell’interruzione di un amore per colpa del destino (e di un incidente). Racconto di distanze e di incolmabili lontananze. Riflessione sulla potenzialità del reale, dell’immagine, del ricordo personale e della memoria virtuale. Abbracci spezzati. Come i nostri. Come quelli che la pandemia ha dovuto giocoforza demandare alla forza emozionale dei social. Un’opportunità? Indubbiamente. Un limite? Forse. Si dice che l’essere umano si adatti ai cambiamenti. Vero. E proprio grazie a Facebook e Instagram ci siamo sentiti più vicini. Ma nulla può sostituire la forza virtuosa di una stretta di mano e di un abbraccio. Di un paesaggio vissuto profondamente e di un assaggio fatto concretamente. Nel reale ci sono romanticismo, trasporto ed emozione. Entrano in gioco gli altri sensi, oltre a vista e udito. A creare l’esperienza intervengono olfatto, tatto e gusto. Che non possono essere ricreati sui social. Perché in fondo l’off(line) ha un innegabile quid in più dell’on(line).

Partecipa al sondaggio.

Cristina Viggè
2020-06-01T14:13:55+02:00

Francesco Ceccon a Sigep 2020 - Foto di Paolo Terlizzi

Francesco Ceccon: “I social ci hanno salvato”

“Noi non abbiamo mai smesso di lavorare. Neppure un giorno. Nel periodo di Pasqua sono stato nove ore al telefono. A prendere ininterrottamente le ordinazioni. Il 19 marzo ero strapieno di lavoro. E per la Festa della Mamma avevo settanta torte prenotate. Davvero una grande soddisfazione. Sì, lo posso ammettere: i social ci hanno salvato”, confessa felice Francesco Ceccon. Che con papà Paolo, mamma Maria Grazia e la sorella Martina tiene le redini della dolce insegna che porta il loro cognome. Da ben cinquant’anni. In quel di Mestre, nell’entroterra veneziano. Sempre evolvendosi e stando al passo coi tempi. “Adesso abbiamo anche inaugurato un e-shop. È pratico e funzionale. E le consegne le facciamo noi. Personalmente”, precisa Francesco, dando voce a un riuscito connubio di tradizione e digitalizzazione. Una vetrina online che accende i riflettori sulla colazione e sui grandi lievitati, sulle torte fresche e su quelle da forno. Per un trionfo di krapfen e kipfel, brioche e bussolà, zaeti e focacce venete, “Nuvole” e “Fiori di albicocca”. Con la possibilità di iscriversi alla newsletter e tenersi aggiornati. 


Riprese a cura di Marco Gallocchio nello stand di Petra - Molino Quaglia al Sigep 2020 - Rimini


Sì, Francesco posta su Facebook e Instagram, gira video-tutorial per YouTube e continua a sfornare. I maritozzi con crema chantilly e pure i panettoni. Versione estiva, naturalmente. Come quello con limone di Sicilia e zucchero muscovado, dal tono brunito e dal sapore intenso; nonché quello con marasche e cioccolato. Non trascurando il “Dolce Maria”, compendio di uvetta, marzapane e confettura d’albicocca. Intanto? Tutta la famiglia e tutto il personale indossa la mascherina. Rigorosamente griffata. Per uno stile perfetto e per una comunicazione chiara, diretta, trasparente e divertente. “Ce le ha fatte avere mio cognato. Nell’azienda tessile in cui lavora hanno convertito una parte della produzione nella realizzazione di mascherine. Sono comodissime. Perché si possono regolare anche sulle orecchie”, spiega Ceccon. A cui sorridono sempre gli occhi.  

La Pasticceria Ceccon di Francesco Ceccon ha riaperto a Mestre (Venezia). E ci propone la ricetta dei suoi bussolà veneziani.


❓In quali altri settori i social potrebbero essere utili❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-06-01T14:56:40+02:00

Il Pane - Foto di Thorsten Stobbe

Leggi l'articolo su ilgolosario.it

La solidarietà può viaggiare in Rete?

Social. Per comunicare. Per far circolare le idee. Per condividere pensieri e progetti. Per lanciare una petizione. Come quella targata dall'Università della Farina di Vighizzolo d’Este. Che, in vista del prossimo congresso sul pane (che si svolgerà online) sottoscrive un’esortazione, rivolgendosi a contadini, agricoltori e panettieri. Mission: chiedere grani e pani capaci di migliorare ambiente e salute. Come? Firmando un Manifesto del Pane Artigianale che si sviluppa in dieci punti e in dieci parole. Un vero vademecum che fa focus su filiera, clima, biodiversità, sostenibilità, rispetto, integrale, vitalità, naturalità, durata ed essenzialità. Per ricominciare. Nel segno di un sapiente agire delle filiere agroalimentari. 


I messaggi sulle confezioni per il delivery di casaumberto.it


Social. Anche per sostenere e supportare una buona causa. In piena emergenza, Chicco Cerea del ristorante Da Vittorio scendeva in prima linea e lanciava un appello su Facebook. Mettendosi a disposizione - con tutta la squadra - per cucinare per l’ospedale da campo di Bergamo, ma chiedendo aiuto per l’approvvigionamento delle materie prime. Il risultato? Si è visto su Italia 1, durante un reportage de Le Iene: più di mille aziende hanno contribuito con le loro donazioni. E così Chicco, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini e Italtrans (per la logistica) non solo ha cucinato ma pure spedito migliaia di pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà. Tutti con impresso il motto: “Più uniti, più forti”. Sì, i social hanno contribuito a veicolare il senso solidale in modo veloce, chiaro, diretto e trasparente. Non solo. I social hanno reso tangibile i grandi gesti di beneficenza dell’Italia. Li hanno mostrati, palesati e reiterati, coinvolgendo tutti in un abbraccio charity, fatto anche di raccolte fondi per le terapie intensive. Della serie, le cose si facevano, ma si vedevano pure. Testimoniate dai social network. Umberto De Martino, patron della Florian Maison di San Paolo d’Argon, ha preparato più di 18mila pasti in due mesi per la Croce Rossa di Bergamo Hinterland. Documentando, tutti i santi giorni, con immagini e video, il benefico e appassionato operato.


La campagna firmata dall'Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma

Incisiva comunicazione online e social oriented anche per la campagna solidale In Cucina per la Ricerca - che prosegue fino al 15 giugno - promossa dall’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, forma tumorale che colpisce soprattutto i bambini. L’adagio? “Cerco un uovo amico!”. Della serie, uova di cioccolato da acquistare cliccando su noicimettiamo.org, per poi guardare le video-ricette realizzate da chef, pasticceri, bartender e food blogger. Caricate sul sito ufficiale, su Facebook e su Instagram, nel channel IGTV. Per una Pasqua che continua, nel segno della rinascita.


La campagna social by illycaffè

E sempre nel nome della ripartenza, illy offre il caffè: nell'iconico dì del 3 giugno. Comunicando l’iniziativa grazie agli hashtag #LIVEHAPPilly, #ripartiAMOuniti e #offriAMOnoi. “Un valore fondamentale accomuna illycaffè ai suoi migliori bar e baristi: desideriamo offrire a tutti il meglio di noi. Per la nostra azienda questo significa aspirare al migliore caffè che esista. E possiamo riuscirci solo grazie all’impegno e alla competenza professionale di chi trasforma ogni giorno il nostro prodotto in una tazzina. Per esprimere la nostra profonda gratitudine, abbiamo deciso di collaborare con i nostri migliori bar proponendo insieme un atto concreto e simbolico di grande importanza: offrire nella giornata di mercoledì 3 giugno il caffè della riapertura. Un sorriso di bentornato, un’iniezione di fiducia, un piccolo gesto d’amore per l’Italia e per le persone che ci onorano della loro scelta, per regalare e regalarci un momento di felicità”, spiega Massimiliano Pogliani, ad dell’azienda triestina.


Partecipa al sondaggio.


Cristina Viggè
2020-06-22T17:17:54+02:00

Marco Pedron - Foto di Brambilla-Serrani per Identità Golose

Marco Pedron: lo stile della squadra

“Il nostro segreto è stato crederci. Non mollare e andare avanti. Sempre uniti. Sempre con il sorriso. Facendo di tutto. A dire il vero ho persino rimpiazzato tovaglioli e pulito per terra. Poi un giorno Carlo mi disse: Marco staccati dalla pasticceria e vai giù. Ritagliati il tempo per andare dai clienti. E la gente ha capito. Che ci siamo sempre stati. È vero, la pasticceria è un surplus, ma almeno abbiamo regalato qualche coccola in più”, racconta Marco Pedron: milanese, millesimo 1981, scrupolosissimo e meticolosissimo head pastry chef di stanza nel quartier generale di Carlo Cracco. In Galleria Vittorio Emanuele II. “In questo periodo ci siamo sentiti una grande squadra. In laboratorio siamo solo in cinque, ma abbiamo compreso una cosa: come sia possibile, seppur in pochi, fare il doppio del lavoro. E pure meglio. Anche i camerieri si sono sentiti orgogliosi e partecipi. Ora, ogni mattina, le brioche sono perfette. Non solo. Sono posizionate dritte, in fila, in linea. Sono diventate sacre. La perseveranza ci ha ripagato”.

La monoporzione Look, proposta al Café Cracco

È sereno, felice e soddisfatto Marco. Che certo non si ritiene un solista. Anzi. I successi lui li condivide con i suoi ragazzi. In un lab dinamico, energico e volitivo. Un incubatore di idee. “Abbiamo messo a punto due nuovissime monoporzioni prêt-à-porter. La prima si chiama Look. Ed è particolarmente cool e alla moda. È color pink. Dedicata a Rosa Fanti, la consorte di Carlo”, racconta don Pedron. Descrivendo un dessert lucido e fashion. Una mousse allo yogurt che cela una sfera a base di polpa e pezzetti di fragola e lemongrass. Il tutto completato da un savoiardo - realizzato con farina di riso - e da una base di riso soffiato e cioccolato Opalys di Valrhona. Il tutto avvolto da una glassa a specchio, messa punto con Inspiration fraise. “Che mi serve anche per sigillare la sfera interna. Così quando il cucchiaino affonda, si ottiene il piacevole effetto di una salsa che cola. Cédric Grolet e la sua frutta hanno influenzato la pasticceria. Un po’ come Jimi Hendrix e il distorsore. Non possiamo far finta di nulla”, commenta Marco. Ricordando un titano del rock e un giovane pasticcere francese haute couture, che conta un milione e seicentomila follower su Instagram.

La monoporzione Malindi, presentata al Café Cracco

E poi? C’è la mono Malindi. Una mousse al cioccolato fondente caramellato, che nasconde una boulle al mango e lime. Sotto? Una cialda di pralinato al cocco e mandorla. “Questo dessert è più esotico. Per lui ho scelto il tono arancione e l’effetto velluto. Più opaco. Creando una sorta di chiaroscuro. Con corredo di decorazione marrone che rammenta la poltrona Frau”. Della serie, quando la golosità incontra un innegabile stile.

I Baci di Cracco

La Sbrisolona

I biscotti

Il Pan Mugnaga

Intanto? I Baci di Cracco vanno a mille all’ora. Anche sul gettonatissimo e-shop. Inaugurato visionariamente poco prima del lockdown. Baci che si ispirano ai piemontesi baci di dama, ma che rivendicano il loro mood milanese. Baci che somigliano ai macaron, ma che macaron assolutamente non sono. Esprimendo la loro intrinseca italianità. E sposando le vibrazioni della frolla (farina di mandorle e farina Petra 5 addicted). Proposti in sei gusti: al lampone, allo yuzu, al passion fruit, alla fragola, al gianduia e alla mandorla. E nella bella gallery online ci sono pure la sbrisolona al cacao e quella preziosa di noci pecan, mandorle siciliane e pistacchi agrigentini; la caprese al limone e quella al cacao; la torta di carote e nocciola (gluten free); una caleidoscopica collection di biscotti super social; nonché il Pan Mugnaga. “Solo dopo Pasqua ne abbiamo sfornati mille pezzi. Lo prepariamo con la Petra Panettone e le albicocche. Sia in polpa sia candite. E ci mettiamo anche un po’ di sambuco fatto da noi”, precisa Pedron. Presentando un dolce voluto fortemente da Carlo. Un lievitato decorato, capace di sintetizzare le tradizioni del Basso Milanese e le radici venete dello chef. “Ritrovo in questo prodotto le mie origini vicentine quando, da bambino, la mattina, inzuppavo nel latte, la fugassa, un dolce semplice, una treccia lievitata con poca frutta, molto asciutta”, puntualizza mister Cracco sul foglietto di presentazione della delizia.

Il Café e il Ristorante Cracco hanno riaperto a Milano.


❓Ci saranno altre modalità social❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-06-22T17:45:18+02:00

Il grano evolutivo - Foto di Enrica Guariento

Leggi l'approfondimento su studiosamo.it

Social e socializzazione possono andare d’accordo?

Una rete sociale. Un insieme di piazze virtuali. Un nuovo sistema relazionale. Un modus operandi e cogitandi condiviso. Questo sono e dovrebbero essere i social network. Anche se spesso cadono in tentazione. Divenendo la vetrina personalizzata del singolo. La voce egocentrica dell’uno o dell’altro. Il megafono di un’unica e solitaria voce. Perdendo il valore socializzante, coinvolgente e unificante insito nella loro stessa natura. Ma c’è chi fa gruppo. Anzi, c’è addirittura un gruppo nato su una chat di WhatsApp. Sotto il nome di “Spirito Evolutivo Milano”. Anche se in realtà riunisce ristoratori, pizzaioli, pasticceri, panificatori, gelatieri, artigiani e responsabili commerciali operativi in città e fuori dall’urbe. Un gruppo coeso, dinamico, attivo e propositivo, sbocciato da un’idea di quello che loro, gli Evolutivi, hanno eletto presidente: Fulvio Balducci. Founder pure di Insieme in Pasticceria, realtà che fa della filiera, dei rapporti sostenibili, della fidelizzazione e della condivisione di un progetto comune il proprio credo e il proprio mantra. Operando in sinergia con aziende quali Molino Quaglia e Valrhona.

La Trattoria dei Cacciatori della famiglia Temporali, a Peschiera Borromeo

Insieme. È questo il punto. Insieme per crescere. Per guardare avanti. Per ripartire. Ogni giorno. Prendendo esempio dalla saggezza del grano. Certo. Quel grano evolutivo che, figlio di oltre duemila semi differenti e coltivato biologicamente in Sicilia da Simenza, diviene farina Petra Evolutiva, grazie all’expertise dei mugnai Quaglia. Una farina icona di agrobiodiversità, di sostenibilità e di evoluzione continua. Perché lei cambia. Col cambiare del clima. Così come cambiano, mutano e si trasformano gli Evolutivi. Dialogando costantemente in chat. Aiutandosi, confrontandosi e scambiandosi pensieri, opinioni e riflessioni. Sul pane, sulla pizza, sulla sfoglia, sulla frolla. Sul lievitato e sul cioccolato. Sul risultato di una brioche. Sulla sistemazione di una vetrina. Sull’utilizzo di uno stampo. Sulla possibile soluzione di un dubbio. Un gruppo concreto. Che sa sognare. E anche ragionare. Non solo virtualmente. Recentemente infatti si è dato appuntamento per la prima reunion ufficiale: alla Trattoria dei Cacciatori di Longhignana, frazione Peschiera Borromeo. Un ristorante di gran fascino, ospitato in un antico castello, con corredo di corti, camini, orti e giardini, portato avanti con passione e dedizione dalla famiglia Temporali. Un altro bel gruppo, capitanato da papà Mario e mamma Albina, e sostenuto dai figli Anna, Patrizia e Guido.

Il bel giardino estivo della Trattoria dei Cacciatori

Un incontro che ha messo a fuoco alcuni diktat fondamentali per la ripresa post Covid. Facendo luce sulla qualità, sulla formazione del personale, sull’italianità, sull’esperienza, sull’emozione, sull’energia, sull’empatia e sulla sinergia. “Per migliorare, tutti dobbiamo condividere le informazioni. Ma anche i nostri clienti. Se io sono in difficoltà mando da te i miei possibili ospiti. E viceversa. Senza egoismo. E senza invidia. Dobbiamo lavorare in maniera condivisa”, Anna Temporali docet. In un atto di generosità e lungimiranza.



Cristina Viggè
2020-07-30T10:00:17+02:00

La Messinese 2.0 by Verace Elettrica, a Milazzo

Sergio Russo: veracemente social

Oltre 23mila follower sulla pagina ufficiale di Facebook. E più di 35mila su Instagram. “Investiamo moltissimo in comunicazione. Del resto, è proprio quando abbiamo deciso di concentrarci in modo deciso e mirato sul marketing che la crescita è stata paurosa. Perché i social non portano solo e semplicemente follower, ma allargano moltissimo il raggio d’azione. Avvicinano a te anche chi da te non è mai venuto. Oggi noi abbiamo clienti che arrivano persino da Palermo e da Reggio Calabria”, spiega Sergio Russo, tracciando le coordinate della pizzeria di famiglia: Da Clara. Un vero fenomeno di “costume”. Basti pensare a dov’è geolocalizzata: a Venetico Superiore, nella terra di mezzo che va da Milazzo a Messina, fra le pendici settentrionali dei Monti Peloritani e la costa tirrenica. Un borgo medievale, che vanta fra gli highlights una chiesa madre (dedicata a San Nicolò), un castello (un tempo appartenuto ai nobili Spadafora), una fontana monumentale (con sirena), un panorama strepitoso e il ristorante-pizzeria da Clara. Al cui timone stanno ormai da parecchi anni Clara Miuccio e Tonino Russo, fratello maggiore di Sergio.

I fratelli Tonino e Sergio Russo

“Mio fratello mi chiamò all’appello quasi subito”, racconta Sergio: classe 1989, messinese doc e cresciuto nel panificio di papà Armando. “All’inizio, Da Clara, io condivo le pizze. E basta. Erano pizze stese col matterello e cotte nella teglia. Tutta un’altra storia. Lontane anni luce da quelle attuali. Il locale stentava a decollare. Così decisi di lasciare l’Italia e di partire per Cambridge, dove iniziai a lavorare in una catena di ristorazione. Un impiego che mi ha formato. Profondamente. Lì erano molto ligi. Le impastatrici dovevano brillare. Non doveva rimanere neppure un grammo di farina. Mi hanno insegnato puntiglio, attenzione e precisione. Anche nelle pulizie. Basta guardare adesso il mio laboratorio per capire”, continua Russo junior. Che poi lavora in un pub, affinando competenze manageriali, gestionali e organizzative, e torna in Sicilia. Con un ampio bagaglio d’esperienza.

Da Clara: pizza e panorama a Venetico Superiore

“Sì, sono tornato a casa. Alla pizzeria di Tony e Clara. Con un obiettivo molto chiaro: aprire tutti i giorni. Non solo nei fine settimana”. Una mission ambiziosa. Ma Sergio accetta la sfida. A una condizione: gli impasti andavano migliorati. Quindi? Via libera allo studio, alla ricerca, a prove su prove. Con passione e determinazione. Complici una comunicazione forte e diretta, un forno Izzo nuovo di zecca e le farine Petra, scoperte grazie ai consigli di Antonino D’Agostino (di D’Agó - Eccelsi Cibi). Insomma, cambio di marcia, di velocità, di qualità. Confermata dai “Due Spicchi” della guida Pizzerie d’Italia 2020 del Gambero Rosso. Con corredo di Premio speciale Petra - Molino Quaglia ricerca e innovazione. Una bella soddisfazione.

La pizza Resto in Sicilia

I Ripieni by Da Clara

Da Clara c'è anche la pizza al padellino

Per stuzzicare prima della pizza

La parmigiana in cocotte by Da Clara

La Margherita by Da Clara

Oggi, Da Clara è un punto di riferimento. È sufficiente scorrere la carta (e sbirciare sui social) per intuire il livello dell’insegna. Che mette al centro la classica pizza al piatto, ma anche le pizze contemporanee, i calzoni - o meglio I Ripieni - e la pizza al padellino. Valorizzando il genius loci. Come accade nella Resto in Sicilia, con fiordilatte, tuma, pomodorini gialli semi dry, faldine di pomodori secchi, olive nere, acciughe, origano e basilico; nella Oro Verde, complici pancetta tesa, scamorza affumicata, crema e granella di pistacchi; e nell’Omaggio allo sfincione bagherese, cui concorrono tuma, ricotta fresca, cipolla stufata e trucioli di pane speziato. Mentre il Ripieno Trinacria rende tributo al salame Sant’Angelo, made nei Nebrodi. Il tutto impreziosito dall’olio extravergine del frantoio agrigentino Val Paradiso.

Sergio Russo, al timone di Verace Elettrica

Un progetto perfettamente riuscito quello Da Clara. Così, un anno fa, l’intrepido Sergio - ormai volto televisivo, vista la partecipazione a Mica Pizza e Fichi su La7 - intraprende una nuova avventura. Aprendo a Milazzo, all’interno del centro commerciale Parco Corolla (sì, all’interno di un centro commerciale) la sua Verace Elettrica. “Non mi piace vincere facile”, puntualizza. “Ma io sono un artigiano e il business è solo la conseguenza di un lavoro fatto bene. Ovunque tu sia”. Della serie, lui crede fermamente in ciò che fa. E i fatti gli danno ragione. Verace Elettrica ha un exploit incredibile. “E, piano piano stiamo ripartendo anche dopo il lockdown”, dice fiducioso Russo.


La pizza Ortolana... secondo Sergio Russo

La Margherita Stracciata

Verace Elettrica. Una griffe. Un concetto. Una filosofia. “Avevo iniziato a usare sui social #pizzaverace, poi #VeraceElettrica, e così ho pensato di trasformarlo in un brand. Mi piacerebbe replicarlo a Palermo, Roma, Milano. Ma con gestioni dirette, niente franchising. Intanto, me lo sono tatuato sulla pelle”, spiega lui, mentre pensa al futuro. E puntualizza il perché e il percome del nome. “Verace per ricordare la pizza napoletana, naturalmente secondo il mio stile. Elettrica per via del forno elettrico. Ovvio. Ma non solo. Il motivo è anche legato a quel che facciamo: cose vivaci e piene di energia”. Pizze esuberanti, dunque. Colme di colore, calore e vigore. “Quando la gente mangia deve dire: Wow. Trovandosi bene e sentendosi come a casa”, aggiunge il pizzaiolo. Orgoglioso della sua sala, della sua giovane e scattante mise en place (con i segnatavolo a foggia di mini pale da forno), dei suoi monitor (per comunicare a chi sta facendo shopping cosa accade all’interno di Verace Elettrica) e del suo lab. Anzi, del suo nuovo #VeraceElettricaLab.

La Marinara

Da Verace Elettrica si possono scegliere variegati impasti. Senza sovrapprezzo

“Se fa freddo le persone cercano il caldo. Se fa caldo desiderano il fresco. Ecco, noi dobbiamo essere capaci di rispondere a tutte le esigenze. Così ho deciso di introdurre più impasti. Senza alcun sovrapprezzo. Perché le mie pizze sono democratiche. Abbracciano tutti. Sono social. Possono essere ordinate tanto dall’imprenditore quanto da chi ha pochi soldi in tasca per mangiare”, commenta fermamente Sergio. Che, seguendo il claim Ways of Pizza, dà voce a un impasto classico (con con le farine Special e Allegra); a uno integrale (con Petra 1 e Petra 9); a uno multicereali (complici germinati e Bonsemì); a un altro prezioso di riso artemide; e a un quinto con Petra Evolutiva, arricchito da Ottimais, semi di chia e lino. A cui si va ad aggiungere un impasto gluten free, con zona e forno dedicati. “Tu scegli la pizza e abbini l’impasto che preferisci. Semplice”.

La Mortazza, con granella di pistacchi

La Cardoncella, con funghi cardoncelli, prosciutto cotto e fonduta di grana padano

Pizze suddivise in Fast, Tasty e Gourmet, per meglio orientare il commensale. Voilà la Messinese 2.0, con tuma, scarola in crema, pomodorini gialli e rossi confit, alici e origano di montagna; la Margherita Stracciata (per via della stracciatella); La Doppia P, con il pistacchio in due consistenze (e pure pancetta e pomodoro); l’Assoluto di pomodoro (in versione pelato, secco e confit); l’Ortolana, con melanzane fritte e peperone crusco; e il Segreto di Ape Nera, summa di prosciutto crudo, stracchino, noci e miele di ape nera sicula (un Presidio Slow Food). Non dimenticando un inchino all’Italia, fra pomodoro di Pachino, prosciutto crudo, confettura di fichi e nocciole tostate.


Il Calzone del Territorio 

“Ho sviluppato anche un’app dedicata a Verace Elettrica. E prossimamente vorrei prendere una Smart elettrica per fare le consegne”. Elettrizzante sostenibilità.      

Le pizzerie Verace Elettrica e Da Clara hanno riaperto a Milazzo e a Venetico Superiore (Messina).


❓Come ripenseremo gli eventi❓
Partecipa al sondaggio con 1 click >


Cristina Viggè
2020-08-01T15:35:07+02:00

Santo Stefano di Sessanio, protagonista del progetto firmato Sextantio

Leggi l'approfondimento su cittadelvino.it

E se l’evento fosse diffuso?

In principio fu un albergo. Come quello che oggi va sotto il nome di Sextantio, a Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila. La patria delle lenticchie tutelate come Presidio Slow Food per capirci. Un progetto decisamente visionario, volto a valorizzare il patrimonio storico “minore”: appartenente a un villaggio medievale fortificato abruzzese, posizionato a più di 1.250 metri di altitudine, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Come? Trasformando il borgo in un lussuoso hotel allargato. In cui case, cantine e abitazioni potessero divenire camere e suite. Complice il restauro conservativo di tutta una filiera colta, fatta di materia e immaginario, saperi e sapori, cultura e colture, artigianato e gastronomia locali. Un progetto lungimirante, replicato nell'incantevole Matera, dove Le Grotte della Civita hanno saputo ridar luce ai Sassi. Già Patrimonio dell’Umanità. Basti pensare che al mattino la colazione (tipicissima) viene servita in una chiesa rupestre del XIII secolo.

A Matera, Le Grotte della Civita rappresentano un altro progetto di recupero by Sextantio

Albergo diffuso, dunque. Per dar voce al territorio. Scomettendo sul presente e non perdendo le radici. Anzi, comunicandole con forza e coraggio. E se anche un evento potesse diventare diffuso, allargato, corale, social? Della serie: se invece di mandare in scena una manifestazione in un solo luogo la si estendesse su più fronti? È questo il caso di Spessore, annata 2020. Che toglie le tende dal Campo Base di Torriana (dove le aveva piantate lo scorso anno, dopo parecchie edizioni fra gli spazi dell’osteria con camere Il Povero Diavolo), per vagabondare in lungo e in largo per l’Italia. In pratica: dalla riminesissima Valmarecchia a un orizzonte più nazionale. Così, l’onirica kermesse firmata Fausto Fratti sceglie il Bel Paese. Sceglie tanti territori. Sceglie di portare artigianalità, improvvisazione, collettività e condivisione in tanti luoghi della Penisola. Contando su una brigata “diffusa” di cuochi, pizzaioli, panificatori e pasticceri. Un sogno “sparso”, nutrito di assaggi e di paesaggi. Una jam session che inonda di bellezza tutto lo Stivale.

Quest'anno Spessore attraversa l'Italia

Prima tappa, mercoledì 5 agosto, al ristorante Abbruzzino - da patron Luca Abbruzzino - di Catanzaro. Giù in fondo, nella verace Calabria. Per poi risalire e approdare nel Sannio, martedì 1 settembre, al Krèsios di Telese (Benevento), con chef Giuseppe Iannotti a far da padrone di casa. E poi nel cuore di Roma, martedì 6 ottobre, al ristorante di Luciano Monosilio; martedì 3 novembre, a La Bandiera di Civitella Casanova (Pescara), dalla Spadone family; con gran finale, martedì e mercoledì 1 e 2 dicembre, al Grand Hotel di Rimini. Fra i presenti all’appello? Corrado Assenza del Caffè Sicilia di Noto (Siracusa); Riccardo Agostini de Il Piastrino di Pennabilli (Rimini); Silver Succi del QuartoPiano di Rimini; Alessandro Dal Degan de La Tana Gourmet di Asiago (Vicenza); Antonio Zaccardi del Pashà di Conversano (Bari); Alberto Gipponi del Dina di Gussago (Brescia); Eugenio Boer del [Bu:r] di Milano; Antonio Ziantoni di Zia Restaurant, nella Capitale; Corrado Scaglione del Lipen di Canonica di Triuggio (Monza e Brianza); Lello Ravagnan del Grigoris di (Venezia) e Omar Casali del Maré di Cesenatico. Solo per citarne alcuni. 



Intanto, il Consorzio di Tutela del Gavi - il grande bianco piemontese - allarga anch’esso le prospettive e propone Happy Gavi! Estate 2020. Con tanto di punto esclamativo: per esortare a visitare tutti gli undici comuni protagonisti della denominazione. Una manifestazione spettacolare e tentacolare, che coinvolge un intero territorio: in equilibrio fra le colline dell'Alessandrino e il Mar Ligure. In programma? Un fitto calendario di appuntamenti (qui li potete consultare tutti), fra tasting in cantina, degustazioni sinestesiche, wellness tra i filari, aperitivi in vigna, feste nei borghi, itinerari in e-bike, rassegne musicali e teatrali, visite alle aree archeologiche, concerti sotto le stelle e tavole sotto la torre di Novi Ligure. “Promuovere le esperienze e la conoscenza del nostro territorio valorizzando l’offerta safe, di prossimità e di qualità che la Destinazione Gavi assicura è l’obiettivo condiviso da tutti gli operatori e le realtà del Gavi, che così dimostrano di poter lavorare in modo coordinato e sinergico per il bene comune”, spiega il presidente Roberto Ghio.

Alla scoperta del territorio del Gavi - Foto courtesy Archivio Alexala, Gianluca Grassano

La nuova etichetta istituzionale del Consorzio di Tutela del Gavi

E a Fano? Anche il brodetto allaga la città. Infatti, il BrodettoFest, dall’11 al 13 settembre, si prepara a trasformare la city marchigiana (di origine romana) in un grande dehors. Coinvolgendo non solo la zona mare (come era in uso fare), ma anche il centro storico. Insomma, Fano “città aperta”, con i ristoranti fieri di proporre brodetto e zuppe di pesce a pranzo e a cena. Una revolution voluta dagli organizzatori - la Confesercenti Pesaro e Urbino e il Comune di Fano, in collaborazione con Regione Marche - per estendere la proposta a tutti i locali, allungando anche la stagione turistica.

Il brodetto alla fanese

Una diciottesima edizione in grande stile, con tanto di BrodettoBus ad assicurare gli spostamenti fra le diverse location della kermesse e un’apposita app per prenotare gli appuntamenti. Mentre al PalaBrodetto i grandi chef rileggono la zuppa con gli occhi del presente, non tradendo il passato (anche di pomodoro). Ma non finisce qui. Post evento, il FuoriBrodetto preannuncia un mese di degustazioni di brodetto fanese (a un prezzo democratico) nei ristoranti della zona. Per una lunga onda all’insegna della zuppa.

Paolo Massobrio racconta la nuova Golosaria online

E guardando più in là, all’autunno che verrà, anche Golosaria cambia formula, marcia e modalità. Cogliendo un'opportunità. Ecco allora che l’edizione VentiVenti - sempre sotto la regia di Paolo Massobrio - corre online: dal 28 ottobre al 2 novembre, ma rendendo i contenuti disponibili sino al 20 dicembre. Per accompagnare produttori e consumatori fino alle feste di Natale. Il tutto grazie a una piattaforma con grafica 3D bilingue, iper interattiva e super internazionale. Per passeggiare virtualmente fra gli stand, partecipare agli showcooking, ai talk show e ai wine tasting (con corredo di tutorial per la degustazione), e acquistare realmente i prodotti. Attraverso un e-commerce dedicato. Un'agorà dal respiro social e glocal, che crede nel tema: Il cibo come relazione.



My Image

Site TitleSite Slogan
Home
Site TitleSite Slogan
Blog
Site TitleSite Slogan
Fuoridime
Site TitleSite Slogan
About
Site TitleSite Slogan
Login
Site TitleSite Slogan
Home
Site TitleSite Slogan
Blog
Site TitleSite Slogan
Fuoridime
Site TitleSite Slogan
About
Site TitleSite Slogan
Login
Jochen Abitz Premium RapidWeaver Projects

FUORIMAGAZINE

FUORI è iscritto nel Registro della Stampa di Milano con il n. 160 dell’ 11 maggio 2017.

FUORIMAGAZINE® è un marchio registrato di proprietà di Petra srl.
I testi sono di Cristina Viggè quando non diversamente specificato.
Le immagini ed i video sono degli autori di volta in volta citati quando non liberamente disponibili in internet per la pubblicazione e/o divulgazione.

Site TitleSite Slogan

Site TitleSite Slogan

Site TitleSite Slogan

Privacy Policy
Site TitleSite Slogan

Site TitleSite Slogan

Site TitleSite Slogan

Privacy Policy