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Rigoroso e raffinato, The Westin Palace Milan svela il suo lato più selvaggio: la Terrazza PanEvo, il ristorante estivo firmato dallo chef Augusto Tombolato. Per cenare in un’elegante urban jungle

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Tags: HotelThe Westin Palace MilanChefTerrazzaCucina MediterraneaLusso

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Rigoroso e raffinato, The Westin Palace Milan svela il suo lato più selvaggio: la Terrazza PanEvo, il ristorante estivo firmato dallo chef Augusto Tombolato. Per cenare in un’elegante urban jungle

Testi Cristina Viggè

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Il Mediterraneo? Si assapora fra i gelsomini di città. Rigogliosi, esuberanti e dirompenti. Pronti a inebriare e a incorniciare la Terrazza PanEvo, il salotto estivo e umbratile di un albergo targato Marriott International quale The Westin Palace Milan. Cinque stelle lusso che crede nella filosofia del “well-being movement", scandita in sei principi: sentirsi bene, lavorare bene, muoversi bene, dormire bene, divertirsi bene e, naturalmente, mangiare bene. 


Così, se spa e attrezzature fitness di ultima generazione incarnano i giusti volani per la forma fisica, se la celestiale experience by Heavenly Bed restituisce il riposo e se The Lounge Bar può divenire lo scenario ideale per un aperitivo rilassante o una riunione informale, ad appagare mente e palato ci pensa l’executive chef Augusto Tombolato, ormai colonna portante dell’albergo. 



Augusto. Alla regia del ristorante PanEvo. Che con la nuova stagione esce allo scoperto, concedendo il piacere di un dinner sotto le stelle, in uno spazio quasi selvaggio, tant’è inebriato dal profumo dei fiori e delle piante. Un eden ideale per cenare, gustando pietanze che prendono ispirazione dal mare, non trascurando la terra e l’anima lombarda dello chef: origini venete, ultimo di quattro fratelli e cresciuto nella Besozzo degli anni Sessanta, fra polenta e baccalà, pane e latte. Pane che, insieme all’olio extravergine, dà il nome all’insegna gourmet. Da raggiungere direttamente (senza passare dalla hall), grazie a un ascensore terra-cielo che conduce sino alla terrazza. Dov’è bello pensare dimori il dio Pan, in un inno alla magnetica energia della natura. 



Voilà fra gli antipasti: gamberoni scottati al mango e perle di caviale al balsamico; polpo verace su patata morbida e salsa allo zenzero; e prosciutto di Sauris con melone dolce e gelato di fichi. Mentre per rimanere in tema green: fiore di zucca farcito con verdure in veste croccante su coulis di pomodoro; gazpacho con fragole Candonga (maturate al sole vigoroso della Basilicata); crema di zucchine con salsa yogurt e crescione d’acqua; e frisella del Salento con giardiniera e pomodorino schiacciato.    



I primi? Rileggono con twist creativo ma rassicurante alcuni grandi cult del Bel Paese. Voilà pasta, cozze e fagioli con crumble di pane cafone e ’nduja; spaghetti di Gragnano con vongole veraci e bottarga di muggine; mezzi paccheri al profumo di limone e ricotta affumicata; ravioli di melanzane e basilico su pomodorino del piennolo; e risotto mantecato al profumo di basilico e riccioli di seppioline. A ricordare una Lombardia che sogna il mare della Liguria. 



Mare che irrompe nei secondi. Ma sempre accompagnato da virate vegetali: calamari in graticola su taccole croccanti; carpaccio di ricciola scottato con pomodoro fresco e olive taggiasche; trancio di merluzzo in guazzetto ai sapori mediterranei; e gran fritto di mare con maionese di capperi di Pantelleria e lime. Per una sferzata d’acidità e una brezza di freschezza. 



E la carne? Non manca: costoletta di vitello della tradizione milanese; sella di maialino da latte croccante con cipolla di Tropea e chutney di mele; filetto di fassone su pesche all'agretto e riduzione al vino rosso; e grigliata di carne con verdure all'olio evo.



Olio extravergine che impreziosisce anche un dessert: la mousse di cioccolato con salsa ai lamponi. Mentre la mousse al limone con gocce di meringa sposa una quenelle di gelato alla liquirizia; la crostatina di frutti di bosco incontra una  salsa di pesca bianca; e il parfait al melone con crumble alla mandorla abbraccia pepite di cioccolato fondente. E per chi ama i classici? Tiramisù, crème brûlée al caffè, sorbetti e gelati homemade. 



Una terrazza morbidamente wild, ovattata e riservata. In perfetto stile Westin. il cui charme si riflette nelle 231 room. Per la precisione: 196 camere e 35 suite. Recentemente rinnovate, grazie al tocco della designer Irene Pensadoro. Capace di custodire la memoria storica del palazzo che ospita l’hotel, seguendo due linee di stile e aggiungendo al tutto un soffio di saggia modernità.



Ecco allora che le camere “Contemporary” traggono spunto dall’appeal mid-century della residenza. Fascino anni Cinquanta, dunque. Quando - dopo i bombardamenti - l’albergo venne ricostruito in stile Razionalista. Room che privilegiano il grigio - simbolo di eleganza, spesso associato a Giorgio Armani - e il giallo, tono iconico per il capoluogo lombardo. Alle pareti? Riproduzioni di schizzi e fotografie griffati Jole Veneziani, stilista degli anni ’50. Protagonista dell’alta moda italiana e pioniera nell’affermazione del made in Italy nel mondo. 




Più opulente, ma non certo austere, le room “Imperial”, tributo a quello stile Impero voluto alla fine degli anni Ottanta, quando l’Aga Khan fu proprietario dell’edificio. Camere che conservano l’originale boiserie, convertendosi a un lusso residenziale scandito da velluto e ottone satinato, lana naturale e carta da parati in seta, pannelli in legno e dettagli in prezioso e calmante onice rosa e bianco. In un perfetto mélange di essenzialità e fastosità.



In progetto anche il restyling della Presidential Suite: oltre 200 metri quadrati di magnificenza dislocati su due piani (l’ottavo e il nono). Segni particolari: l’ariosa terrazza con minipool e vista spettacolare sullo skyline cittadino e sul Duomo. I cui merletti di pietra sono ritratti nelle opere del fotografo e artista contemporaneo Mario Guerra. E posizionate in alcune camere. 



2019-06-28T00:00:00+02:00

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