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IL "QUOTIDIANO" DI CRISTINA VIGGÈ

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Un’enoteca social, sensibile e sostenibile

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È urbana, ma respira aria rurale e agricola. È italiana, ma sa tenere uno sguardo internazionale. Non segue le mode, ma vanta un mood e uno stile personali. A Milano, e/n svela il suo spirito trasparente, capace di onorare condivisione, rispetto, etica e solidarietà sociale

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Tags: EnotecaVini NaturaliSostenibilitàSocialSolidarietà

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Un’enoteca social, sensibile e sostenibile

È urbana, ma respira aria rurale e agricola. È italiana, ma sa tenere uno sguardo internazionale. Non segue le mode, ma vanta un mood e uno stile personali. A Milano, e/n svela il suo spirito trasparente, capace di onorare condivisione, rispetto, etica e solidarietà sociale

Testi Cristina Viggè

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Non ama le maiuscole. Nel nome dell’uguaglianza e della democrazia. E poi è social, nelle differenti accezioni del termine. Anche per tener fede alla sua posizione: proprio davanti alla basilica di Sant’Eustorgio e al pianterreno di Casa Emergency. Attiva (dal 2017) in un’ex scuola in disuso, risorta per dar forma a uno spazio culturale aperto alla città. “Ora, per chiudere il cerchio, cercavamo un progetto che ci somigliasse nell’idea del prendersi cura degli altri. E questo ci è sembrato perfetto”, afferma Rossella Miccio, presidente di Emergency, facendo riferimento a e/n - enoteca naturale. “Sì, qui serviamo vini veri, prodotti autentici e progetti di integrazione sociale”, ribadisce Guido Cerretani. Che orchestra l’enoteca con Marta Gianotti e Francesca Agnello. Guido e Marta già insieme nell’avventura del Vinello, Francesca con una lunga esperienza nel settore della cooperazione. 


Un’enoteca naturale che è anzitutto un luogo conviviale. Semplice e minimale, nutrito di legno, di materiali di recupero e di stoviglie provenienti dai mercatini di tutto il mondo. Uno spazio essenziale, pensato per condividere esperienze. Ma anche un’enoteca particolare, nata come società benefit sostenitrice di Emergency. Come? Con una quota del fatturato e favorendo l’inclusione sociale. Ossia promuovendo la formazione e l’integrazione dei richiedenti asilo attraverso tirocini formativi, in un’ottica lavorativa propositiva e volitiva. Non da ultimo, selezionando produttori sensibili alla trasparenza della filiera alimentare. Il che significa piccole aziende in grado di operare nel massimo rispetto del contesto ambientale e personale. Coltivatori, agricoltori, artigiani e vignaioli forti dell’andare nella direzione di un’economia sostenibile e responsabile. Del resto, basta leggere lo slogan scritto a lettere cubitali su un poster griffato Gianluca Cannizzo per capire la filosofia: Bere vino è giusto. Per tanti motivi. 



Meglio se vini naturali, ovviamente. Figli della biodiversità, di vitigni autoctoni e di fermentazioni spontanee. A selezionarli? Un centravanti come Rocco Galasso, che va dritto a quelle etichette (italiane e non solo) che meglio incarnano i valori eco ed equo del luogo. “Vini sinceri. Che usano la testa e non fanno venire il mal di testa”, commenta Rocco. Che ogni settimana cambia i nettari in mescita (elencati sulla lavagna all’ingresso), lasciando le porte aperte a nuovi arrivi. Qualche esempio? Il bianco frizzante “Smarazen” (trebbiano romagnolo e malvasia di Candia non aromatica) dell’azienda ferrarese di Mirco e Barbara Mariotti. Un vino frutto dei suoli sabbiosi del Bosco Eliceo e di un’ancestrale rifermentazione in bottiglia. E ancora, il fragrante “Signore” (famoso in purezza) della faentina maison Ancarani, nato all’ombra della torre di Oriolo dei Fichi; la Passerina freestyle della pescarese Colle Trotta Q 500; l’Esino Rosso (a base di montepulciano) dell’azienda bio Col di Corte, con sede a Montecarotto, in terra d’Ancona; e il “Siclys” (nero d’Avola) della maison ragusana Armosa, posizionata a Scicli. 



Ma anche per le delizie gastronomiche vale il motto della massima qualità e della filiera coerente. In un viaggio che va dal nord al sud, in una prospettiva interregionale. E così, la mortadella di Bologna - Presidio Slow Food - firmata Silvio Scapin (di Artigian Quality) e lo speck della macelleria Zelger Hansjörg di Nova Ponente incontrano il pane buono, pulito e giusto della Cascina Sant’Alberto di Rozzano, prodotto in un’oasi di ripopolamento faunistico. Un pane sano e vero, fiero pure di accogliere l’olio extravergine dei Poderi Trelicium, come nelle antiche pergamene era chiamata Terlizzi, nel Barese.



E poi c’è il parmigiano reggiano del Caseificio Beduzzo di Corniglio: riconosciuto come “Prodotto Consigliato dal Parco” (quello dei Cento Laghi) e cresciuto in un sito Mab - Man and the Biosphere, il programma scientifico avviato dall’Unesco. Con tanto di soci impegnati in un aiuto concreto per Amatrice e le popolazioni colpite dal sisma. E ancora, le carni e i salumi targati La Castagnola, azienda alessandrina che con il progetto 1874 punta i riflettori su animali allevati allo stato semibrado; le zuppe, le creme, le vellutate, i minestroni di stagione del laboratorio artigianale torinese Cucina-to, fondato da un gruppo di ex studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo; nonché i grissini e le dolci delizie della Biscotteria Forneria Rinaldi di Costa Volpino, in provincia di Bergamo. Non trascurando l’acqua: la Wami - Water with e Mission, che sgorga purissima dalla sorgente Arcobaleno delle Alpi Marittime (a 1.600 metri di quota) e che contribuisce a progetti idrici nei villaggi africani. Della serie, l’acqua che moltiplica l’acqua. 



Prodotti e produttori. Vini e viticoltori. Protagonisti anche di una serie di appuntamenti che vanno sotto il nome di #foodroulette e di #wineroulette, pensati per comunicare i saperi che alimentano i sapori dell’enoteca naturale. Che in cucina non ha chef. Ma tante cose buone, fatte per bene.  



e/n - enoteca naturale è aperta dal lunedì al sabato, dalle 17.30 alle 23.



Foto di Marco Craig e di Stefano Scagliarini


2019-04-04T00:00:00+02:00

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